TOPONOMASTICA

La TOPONOMASTICA delle strade di Montecilfone è contraddistinta soprattutto da nomi che ricordano i protagonisti della storia d’Italia,a partire dall’unita’,fino alle guerre mondiali.Gli eroi del Risorgimento come Cavour, Mazzini, Garibaldi, fratelli Cairoli sono i personaggi più ricorrenti  a cui, si accompagnano le città...

 

Nel 2002 il Comune di Montecilfone ha sostituito le vecchie scritte e le insegne in ferro dello stradario con eleganti formelle in pietra, incise in doppia lingua.
In ossequio alla normativa vigente, la doppia scritta è stata realizzata con due caratteri distinguendo la forma in italiano dalla traduzione
arbëreshë.

…che hanno rappresentato lo scenario della prima Guerra Mondiale:via Gorizia,Largo Trento e Trieste, via Udine ecc…Non sono stati trascurati i generali (Diaz e Cadorna), poeti e scrittori (Giosuè Carducci, Alessandro Manzoni, D’Annunzio).
Quando dai paesi e dalle città, furono abbattute le mura che cingevano le case, proteggendo l ‘ abitato e delineandone i confini, furono le croci poste a limitare  le diverse località, ad invitare la prossimità di ogni centro urbano.
Emblematiche sono, infatti, le Croci del Calvario, poste all’ ingresso di ogni paese, e quelle dei Cimiteri. I confini di Montecilfone, prima che si espandesse, erano rappresentati dalle Croci del Calvario poste a nord, del Cimitero poste a sud e dalla Croce di un quartiere,cosi denominato, posto a sud – est.
Esaminiamo brevemente i vari quartieri di Montecilfone e la loro trasformazione nel tempo.

La Croce (kriqa) : è il toponimo di un quartiere le cui case poste sui due bordi di una strada oblunga, l’ attuale via Raffaello, costituivano una caratteristica propaggine oltre la quale si estendevano i sentieri di contrada Crocelle.

Il Mulino ( Mulliri): delimitava l’ingresso di Montecilfone dalla parte della strada  principale. Sulla  parete laterale dell’ edificio che ospitava il Mulino, primo fabbricato del  paese, era posto un cartello, ancora visibile con la scritta  “ Montecilfone”.

Le lame (Hamet) : la zona  più franosa del paese. Un boschetto di acacie tratteneva il terreno scivoloso e scosceso.

Il Cimitero (çumtiri) il quartiere   dell’ antico cimitero, quasi al centro del paese.

Il Gessaio (Isari) : il rione era cosi nominato perché vi sorgevano le vecchie cave di gesso, che per decenni hanno costituito l’unica fonte di reddito di intere famiglie.

Piazza della Fontana (Trou fundans) : l’attuale piazza Marconi, vi era una fontana monumentale, abbattuta e attualmente ricostruita.

Piazza dei Barile (Trou Varilit): l’attuale piazza Skanderbeg.

Sotto l’arco (Nden Arkut): si svolgeva e si svolge tuttora il mercato del pesce. Sotto l’arco riposavano i mietitori che dai paesi di montagna raggiungevano le località di pianura per falciare le messi.

Piazza Skanderbeg (Qaca Skanderbergurt) :  insieme a Corso Skanderbeg che si snoda da lì, fin verso il Calvario, era il Corso principale di Montecilfone.

Piazza San Rocco (Trou Sen Rokut) : c’ era una vecchia chiesa dedicata a San Rocco. Al centro della piazza, fu edificata una fontana che venne demolita negli anni settanta.

Neviera (Neveria) : era il luogo dove si conservava la neve, un grande fosso dove la neve veniva ammassata a strati coperti di paglia, per poi essere venduta a pezzi durante la stagione estiva.

Calvario (Kalvari) : era il luogo dove si respirava l’ aria più salubre di Montecilfone. Una fabbrica a tre nicchie sormontate da tre croci, simboleggia il luogo dove avvenne la Crocifissione di Gesù.

Perroio (Proi) : era un’ antica sorgente che per centinaia di anni è stata la risorsa idrica più importante del paese. Si attingeva l’ acqua per bere, si abbeveravano gli animali, le donne vi si recavano per lavare i panni.

Dicono che il Perroio fosse una delle fonti più antiche, risalente addirittura all’ epoca dei Romani; sarebbe infatti uno dei luoghi in cui sostarono le truppe di Annibale.

Strada nuova (vianova, via Roma ) : era ed è la strada principale del paese, che attraversa l’ intero paese, veniva percorsa dai mezzi di linea che collegavano i paesi tra loro e questi con Termoli e Campobasso.

Le macchie (maqet) : è il nome di una contrada che, caratterizzata da una serie di collinette un tempo coperte da una tipica vegetazione a macchia mediterranea, digrada verso la valle del fiume Biferno. Nella zona ci sono diverse grotte nel cui interno è facile ritrovare punte di rocce stalagmitiche e lance di stalattiti di recentissima formazione.

Contrada Francara : era un antico feudo nei pressi del tratturo di Pietracanale, tra Montecilfone e il fiume Biferno. Molto probabilmente questo casale, di cui rimangono i ruderi di una vecchia torre, fu distrutto dal terremoto del 1712 e passò sotto la giurisdizione di Montecilfone.

San Leucio (Sen Leuci) : tra Montecilfone e Palata, poco distante da Francara, anch’ esso sul versante del Biferno, era un altro casale abitato da albanesi. “ Nel 1663 contava 16 fuochi e, fra gli obblighi feudali, gli abitanti avevano quello di fornire uomini a cavallo o a piedi, per la scorta dei baroni “.

Via di Procaccio (Udha Purkacit ): è la strada che contorna il paese collegandolo con il bosco di Corundoli. La zona risultava molto ricca di acqua.

Strada delle Difese (Udha Defenzevet) : è quella dell’ agro che si estende nella zona confinante con quello di Palata e Montenero di Bisaccia. Le Difese sono molte, la più nota è la contrada della Difesa Montingolfo, la cui denominazione, di evidente matrice longobarda, costituisce uno dei toponimi più antichi di Montecilfone. Secondo il Masciotta, Montecilfone avrebbe preso il nome dal monte o dalla contrada (Montingolfo) in cui sorse.

Sinarca (Asnarka) : è la denominazione dell’ agro situato lungo il percorso del torrente Sinarca. In questo luogo sorge la contrada Serramano: località in cui si stanziarono gli albanesi inviati nella località di Montecilfone dall’ Università di Guglionesi, per ripopolare il casale. Tutto ciò è confermato da alcuni atti notarili del 1500, rinvenuti a Guglionesi.

La grotta (Shpea) : grotta posta nella radura al centro del bosco di Corundoli, la cui imboccatura conduce ad una serie di cunicoli che la memoria storica e la leggenda popolare collegano ad un intrico di percorsi sotterranei che, a dire dagli anziani, pare si snodino verso la valle fino ad un luogo in prossimità del fiume Biferno.

Alla Shpea si riferiscono strane storie evocatrici di antiche e mistiche apparizioni, come quella di Santa Caterina che, dicono, sia apparsa più volte ai contadini, nei pressi della grotta.