…che hanno
rappresentato lo scenario della prima Guerra Mondiale:via
Gorizia,Largo Trento e Trieste, via Udine ecc…Non
sono stati trascurati i generali (Diaz e Cadorna), poeti e scrittori
(Giosuè Carducci, Alessandro Manzoni, D’Annunzio).
Quando dai paesi e dalle città, furono abbattute le mura che cingevano le case,
proteggendo l ‘ abitato e delineandone i confini, furono le croci
poste a limitare le diverse località, ad invitare la prossimità di
ogni centro urbano.
Emblematiche sono, infatti, le Croci del Calvario, poste all’ ingresso di ogni
paese, e quelle dei Cimiteri. I confini di Montecilfone, prima
che si espandesse, erano rappresentati dalle Croci del Calvario poste
a nord, del Cimitero poste a sud e dalla Croce di un quartiere,cosi
denominato, posto a sud – est.
Esaminiamo brevemente i vari quartieri di Montecilfone e la loro trasformazione nel tempo.
La Croce
(kriqa)
: è il toponimo di un quartiere le cui case poste sui due bordi di
una strada oblunga, l’ attuale via Raffaello, costituivano una
caratteristica propaggine oltre la quale si estendevano i sentieri di
contrada Crocelle.
Il Mulino (
Mulliri): delimitava l’ingresso di Montecilfone dalla parte
della strada principale. Sulla parete laterale dell’ edificio che
ospitava il Mulino, primo fabbricato del paese, era posto un
cartello, ancora visibile con la scritta “ Montecilfone”.
Le lame
(Hamet)
: la zona più franosa del paese. Un boschetto di acacie
tratteneva il terreno scivoloso e scosceso.
Il Cimitero
(çumtiri)
: il quartiere dell’ antico cimitero, quasi al centro del
paese.
Il Gessaio
(Isari)
: il rione era cosi nominato perché vi sorgevano le vecchie
cave di gesso, che per decenni hanno costituito l’unica fonte di
reddito di intere famiglie.
Piazza della
Fontana (Trou fundans) : l’attuale piazza Marconi, vi era
una fontana monumentale, abbattuta e attualmente ricostruita.
Piazza dei Barile
(Trou Varilit): l’attuale piazza Skanderbeg.
Sotto l’arco
(Nden
Arkut): si svolgeva e si svolge tuttora il mercato del pesce.
Sotto l’arco riposavano i mietitori che dai paesi di montagna
raggiungevano le località di pianura per falciare le messi.
Piazza Skanderbeg (Qaca
Skanderbergurt) : insieme a Corso Skanderbeg che si snoda da lì, fin
verso il Calvario, era il Corso principale di Montecilfone.
Piazza San Rocco
(Trou Sen Rokut) : c’ era una vecchia chiesa dedicata a San
Rocco. Al centro della piazza, fu edificata una fontana che venne
demolita negli anni settanta.
Neviera
(Neveria)
: era il luogo dove si conservava la neve, un grande fosso dove la
neve veniva ammassata a strati coperti di paglia, per poi essere
venduta a pezzi durante la stagione estiva.
Calvario
(Kalvari)
: era il luogo dove si respirava l’ aria più salubre di
Montecilfone. Una fabbrica a tre nicchie sormontate da tre croci,
simboleggia il luogo dove avvenne la Crocifissione di Gesù.
Perroio
(Proi)
: era un’ antica sorgente che per centinaia di anni è stata la
risorsa idrica più importante del paese. Si attingeva l’ acqua per
bere, si abbeveravano gli animali, le donne vi si recavano per lavare
i panni.
Dicono che il Perroio
fosse una delle fonti più antiche, risalente addirittura all’ epoca
dei Romani; sarebbe infatti uno dei luoghi in cui sostarono le truppe
di Annibale.
Strada nuova
(vianova,
via Roma ) : era ed è la strada principale del paese, che
attraversa l’ intero paese, veniva percorsa dai mezzi di linea che
collegavano i paesi tra loro e questi con Termoli e Campobasso.
Le macchie
(maqet)
: è il nome di una contrada che, caratterizzata da una serie di
collinette un tempo coperte da una tipica vegetazione a macchia
mediterranea, digrada verso la valle del fiume Biferno. Nella zona ci
sono diverse grotte nel cui interno è facile ritrovare punte di rocce
stalagmitiche e lance di stalattiti di recentissima formazione.
Contrada Francara :
era un antico feudo nei pressi del tratturo di Pietracanale, tra
Montecilfone e il fiume Biferno. Molto probabilmente questo casale, di
cui rimangono i ruderi di una vecchia torre, fu distrutto dal
terremoto del 1712 e passò sotto la giurisdizione di Montecilfone.
San Leucio
(Sen
Leuci) : tra Montecilfone e Palata, poco distante da Francara,
anch’ esso sul versante del Biferno, era un altro casale abitato da
albanesi. “ Nel 1663 contava 16 fuochi e, fra gli obblighi feudali,
gli abitanti avevano quello di fornire uomini a cavallo o a piedi, per
la scorta dei baroni “.
Via di Procaccio
(Udha Purkacit ): è la strada che contorna il paese
collegandolo con il bosco di Corundoli. La zona risultava molto ricca
di acqua.
Strada delle Difese
(Udha Defenzevet) : è quella dell’ agro che si estende
nella zona confinante con quello di Palata e Montenero di Bisaccia. Le
Difese sono molte, la più nota è la contrada della Difesa Montingolfo,
la cui denominazione, di evidente matrice longobarda, costituisce uno
dei toponimi più antichi di Montecilfone. Secondo il Masciotta,
Montecilfone avrebbe preso il nome dal monte o dalla contrada (Montingolfo)
in cui sorse.
Sinarca
(Asnarka)
: è la denominazione dell’ agro situato lungo il percorso del
torrente Sinarca. In questo luogo sorge la contrada Serramano:
località in cui si stanziarono gli albanesi inviati nella località di
Montecilfone dall’ Università di Guglionesi, per ripopolare il casale.
Tutto ciò è confermato da alcuni atti notarili del 1500, rinvenuti a
Guglionesi.
La grotta
(Shpea)
: grotta posta nella radura al centro del bosco di Corundoli, la
cui imboccatura conduce ad una serie di cunicoli che la memoria
storica e la leggenda popolare collegano ad un intrico di percorsi
sotterranei che, a dire dagli anziani, pare si snodino verso la valle
fino ad un luogo in prossimità del fiume Biferno.
Alla Shpea si
riferiscono strane storie evocatrici di antiche e mistiche
apparizioni, come quella di Santa Caterina che, dicono, sia apparsa
più volte ai contadini, nei pressi della grotta.
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