La
storia delle prime
migrazioni di colonie albanesi verso varie zone dell'allora
Regno di Napoli (di cui Calabria e
Sicilia facevano parte ), risale al XV secolo prevalentemente durante
il regno di Alfonso I d'Aragona.
Secondo una
tradizione di studi storici consolidata, sono
otto le ondate migratorie di albanesi in Italia, a cui
vanno aggiunti: gli spostamenti all'interno del territorio dell'Italia
meridionale e le ultime migrazioni (la nona) degli ultimi anni.
Gli albanesi,
condotti da un numero composito di popolazioni, non hanno stabilito
subito e sempre fissa dimora, ma non sono trasmigrate per aree
convicine, se non da regione a regione e questo spiegherebbe la
presenza degli albanesi prima in molti centri e poi della loro
scomparsa per vederli ricomparire in altri centri.
La loro storia non
lineare delle ondate migratorie e la molteplicità degli insediamenti
in Italia, fornisce una giustificazione alla dispersione in un vasto
territorio che, attualmente, copre quasi tutto il meridione.
La
prima migrazione risalirebbe
agli anni 1399 - 1409, quando la Calabria, prima dell'avvento di
Alfonso d'Aragona, era già sconvolta da rivolte intraprese da
feudatari contro il governo angioino e gli albanesi si interpongono
per fornire i loro servizi militari per l'una o l'altra fazione in
lotta.
La
seconda migrazione risale
agli anni 1416 - 1442, quando Alfonso d'Aragona
ricorse ai servizi di Demetrio Reres,
nobile condottiero albanese, che portò con se un folto seguito di
uomini. La ricompensa per i suoi servigi consistette nella donazione,
nel 1448, di alcuni territori in Calabria e ai suoi figli in Sicilia.
La
terza migrazione risale agli
anni 1461 - 1470, quando
Giorgio Castriota Skanderberg
(principe di Krujia), inviò un corpo di spedizione in aiuto a
Ferrante I
d'Aragona che nella lotta contro Giovanni
d'Angiò, sgominò nel 1461 le truppe partigiane. Per servizi
resi, fu concesso ai soldati ed alle loro famiglie di stanziarsi in
ulteriori territori anche in Puglia.
La
quarta migrazione risale
agli anni 1470 - 1478. In questo periodo si intensificarono i rapporti
tra regno di Napoli ed i nobili albanesi con il matrimonio tra
Irene Castriota (nipote di Skanderberg e
il principe Pietro Antonio
Sanseverino di Bisignano in Calabria nel 1470, e la caduta
di Krujia nel 1478 sotto il dominio
turco.
La
quinta migrazione risale
agli anni 1533 -1534, quando i turchi conquistarono la fortezza di
Corone, città mista greca e albanese della Morea. Questa fu
l'ultima migrazione massiccia dall'Albania verso l'Italia.
La
sesta migrazione risale
all'anno 1664, quando la popolazione di Maida della Morea, dopo una
ribellione ferocemente domata dai turchi, migrerà verso
Barile in Italia già popolata da albanesi
che si erano ivi stabiliti precedentemente.
La
settima migrazione risale
all'anno1744, quando una popolazione scappata dalla
Chimara e proveniente da
Pikernion (Albania Meridionale) non lontano da Santi Quaranta,
è fatta accogliere, sotto Carlo III di Borbone
a Villa Badessa in Abruzzo.
L'
ottava migrazione risale
all'anno1774, quando una popolazione albanese, guidata da un certo
Pangiota Cadamano, si rifugia a
Brindisi di Montagna in Basilicata.
La
nona migrazione è quella di
questi tempi e che non è ancora esaurita.
Gli albanesi
mantennero la religione cristiana di rito
ortodosso e questo fu, ed è tuttora, uno dei tratti
caratterizzanti la etnia albanese sia rispetto alla restante
popolazione italiana sia riguardo agli albanesi rimasti in patria,
divenuti nella stragrande maggioranza dei casi mussulmani.
Nel corso del tempo,
specie in questo secolo, alcune località hanno perso l'uso della
lingua e le altre originarie caratteristiche. Attualmente i centri
albofani in Italia, sono una cinquantina, con una popolazione di circa
100.000 abitanti.
(tratto
dal sito /www.guzzardi.it/arberia/lingua/lingua.htm) |