Alain Brossard[1]
Antonio Iannaccone[2]
Massimo Maietta2

Prospettive socio-genetiche nello studio dello sguardo: osservazioni empiriche nel corso di prove operatorie piagetiane.

1. Premessa

Nel dominio degli studi di psicologia sociale delle comunicazioni non verbali, è oggi ammesso che una condotta come lo sguardo possa giocare un ruolo essenziale nella gestione dei rapporti inter-individuali nel corso di interazioni sociali (Argyle & Cook, 1976; Rutter, 1984; Kleinke, 1986). L'importanza di una prospettiva psicosociale dello sguardo è stata messa in evidenza, nel bambino, sia a livello delle condotte emozionali (Exline, 1982), sia a livello delle competenze sociali nella regolazione dell'interazione con partners adulti o della stessa età (cf. la funzione conversazionale degli sguardi descritta per la prima volta da Kendon, 1967, e osservata nel bambino da Rutter e Durkin, 1987 e Podrouzek e Furrow, 1988). Meno studiati appaiono gli sguardi in rapporto alla elaborazione cognitiva. Il concetto di percezione visiva è prevalso ed è stato associato allo sviluppo cognitivo in una relazione bipolare "soggetto che percepisce - oggetto percepito" (Michotte, 1955; Bruner et al. 1958; Piaget, 1961).

In un'altra direzione di ricerca, la percezione visiva è stata studiata in rapporto alle influenze sociali suscettibili di agire su di essa, in termini di bipolarità tra "il soggetto adulto che percepisce, che subisce le influenze sociali, e l'oggetto percepito" (Moscovici et al. 1969; Moscovici et Personnaz, 1980). Dopo gli anni settanta è apparsa una corrente di pensiero nella psicologia sociale dello sviluppo cognitivo che si è interessata alle condizioni sociali che presiedono all'acquisizione nel bambino dei nuovi contenuti di sapere, particolarmente nel corso di prove operatorie piagetiane (Perret-Clermont, 1976 e 1979; Perret-Clermont e Nicolet, 1988; Doise e Mugny, 1981; Mugny, 1985; Mugny e Carugati, 1987; e per una rassegna complessiva vedi Iannaccone, 1984; Piazza, 1989; Iannaccone, 1992).

In un orientamento non molto distante da questo, alcuni autori asseriscono la necessità di interessarsi più da vicino ai processi di comunicazione verbale e non verbale che si sviluppano in questo tipo di situazioni (Beaudichon et al., 1985). D'altra parte, nel corso delle loro analisi di interazioni fra soggetti di diverso livello cognitivo, Wertsch (1978) Azmitia (1988) e Rogoff (1990), fanno riferimento sporadicamente alla utilizzazione degli sguardi del bambino e dello sperimentatore nelle prove di istruzione alla soluzione dei problemi. All'interno della direzione fin qui presentata, noi proponiamo lo studio delle condotte di sguardo nel corso delle prove operatorie piagetiane, prendendo in esame l'interazione fra lo sperimentatore ed i soggetti.

2. Posizione del problema

Le prove operatorie piagetiane sono caratterizzate dalla presenza di indici percettivi ingannevoli[3]. Questi indici sono appropriati, secondo Piaget, a far scattare un conflitto intraindividuale di natura percettivo-cognitiva. Inoltre il bambino affronta il compito in presenza dell'altro (adulto) che co-elabora, a suo modo, la definizione della situazione di test. In relazione a ciò possiamo parlare di un conflitto che le scuole post-piagetiane qualificano come socio-cognitivo (cf. paragrafo precedente). Tale conflitto consisterebbe nel confronto sociale dei due partners che indurrebbe il bambino a prendere coscienza di punti di vista differenti e lo condurrebbe ad una ristrutturazione cognitiva. Da questo punto di vista lo svolgimento della prova piagetiana contiene due tipi di conflitto in una stessa situazione: l'uno percettivo-cognitivo, fra l'oggetto percepito (la prova) e il soggetto che percepisce (il bambino) e l'altro socio-cognitivo, fra i punti di vista differenti dei partners dell'interazione (il bambino e l'adulto sperimentatore). Nell'ambito della nostra proposta siamo indotti a considerare lo studio di un indice comportamentale che tenga conto delle tre componenti socio-percettivo e cognitive.

Il nostro approccio diventa tripolare: gli sguardi, analizzati nel corso di un progresso cognitivo, attivato nelle situazioni di interazione sociale (in altre parole gli sguardi come rivelatori di una dinamica conflittuale socio-percettivo-cognitiva). La letteratura al riguardo ci mostra la nozione di percezione visiva come troppo circoscritta ai rapporti "soggetto che percepisce" e "oggetto percepito". Nel nostro studio ci domandiamo se, in una prova come quella piagetiana, che presenta indici percettivi ingannevoli, sarà sufficiente al bambino astrarsi dalla visione deformante per accedere più rapidamente alla nozione.

Questo distogliersi dagli indici percettivi, provocato sperimentalmente da Bruner et al. (1966) per la conservazione dei liquidi, ma anche da Olson e Astington (1987 e da Taylor (1988), a proposito di altre nozioni, sembrerebbe facilitare l'accesso a livelli di astrazione superiore. Da parte nostra, facciamo l'ipotesi che questa prima condizione, se necessaria, non è tuttavia sufficiente: infatti, dal momento in cui il bambino si distacca dalla pregnanza degli indici percettivo-visivi, si decentrerà per utilizzare socialmente i suoi sguardi in direzione dell'adulto. In questo senso si esprime un bisogno marcato di interagire.

Esamineremo quindi la funzione socio-cognitiva degli sguardi. Questa funzione è già apparsa in filigrana negli studi consacrati ai meccanismi dell'attenzione visiva congiunta (Butterworth e Cochran, 1980), o in quelli sulla referenza sociale (Campos e Stenberg, 1981; Feinman, 1982, 1985; Klinnert et al, 1983; Dickstein e Parke, 1988; Hornik e Gunnar, 1988) ed infine nei lavori di ispirazione Vygotskiana, con la nozione di attitudine prolettica nel corso delle prove di istruzione alla soluzione di problemi (Wertsch e Rogoff, cit.). Per funzione socio-cognitiva dello sguardo noi intendiamo l'utilizzazione da parte del bambino dei suoi sguardi rivolti (interpellanza) all'adulto sperimentatore, affinché costui lo orienti (lo guidi) nelle sue condotte. Questa definizione lascerebbe supporre che il bambino è sempre il polo attivo (colui che domanda), dunque l'iniziatore di interpellanza con i suoi sguardi. Ma è chiaro che non è sempre così: a volte ci si può attendere che sia l'adulto a prendere, con i suoi sguardi, l'iniziativa di guidare le condotte del bambino. In realtà, questa funzione socio-cognitiva si può manifestare sia nel bambino che nell'adulto con un diverso impatto psicologico, a seconda di chi l'origina.

Più avanti vedremo che è possibile controllare in parte questo impatto. In questo lavoro avanziamo l'idea che, a livelli distinti di sviluppo cognitivo dei bambini[4], corrispondano correlativamente delle transazioni relazionali differenti, rilevabili in termini di condotte di sguardo differenti. Sguardi che costituiscono a questo riguardo un processo interattivo: il bambino, in funzione del suo livello operatorio, utilizzerà differentemente i suoi sguardi nella relazione sociale con l'adulto ma, di rimando, quest'ultimo si comporterà in modo diverso a seconda del livello operatorio del bambino al quale si indirizzerà. In questa direzione, sul piano percettivo visivo O'Bryan e Boersma (1971) hanno osservato che le strategie dei movimenti oculari dei bambini durante le prove di conservazione di quantità non erano le stesse secondo il loro livello operatorio.

A questo riguardo postuliamo l'esistenza di periodi "sensibili" (nel vocabolario etologico) dello sviluppo cognitivo, durante i quali le condotte del bambino saranno "socio-fughe", specificamente attraverso i suoi sguardi: nel corso dei periodi di ristrutturazione cognitiva (ristrutturazione provocata dall'emergenza della componente conflittuale socio-percettivo-cognitiva) i bambini di livello operatorio intermediario manifesteranno con più frequenza (intensità) gli sguardi diretti all'adulto come per assicurarsi una risposta di cui non sono ancora sicuri. Ci domandiamo allora se lo sviluppo cognitivo del bambino possa essere influenzato dalle sue condotte di sguardo[5] o da quelle dell'adulto sperimentatore.

In quest'ultimo caso - e ciò implica la possibilità di controllare in parte l'impatto psicologico di chi inizia gli sguardi verso l'altro - si esaminerà una situazione sperimentale nel corso della quale l'adulto non porta mai il suo sguardo verso il bambino. La funzione socio-cognitiva sarà quindi imputabile solo al bambino? E in questa condizione cosa accadrà? Guarderà di meno verso l'adulto poiché costui non lo guarda più? Ciò modificherà il suo ragionamento logico di fronte alla prova? Ed inoltre, tutti gli sguardi diretti verso il partner dell'interazione sociale assolvono solo ad una funzione socio-cognitiva? Probabilmente no. Si può anche attribuirgli una funzione conversazionale, conosciuta nel bambino grazie ai lavori di Kendon (1967) e Podrouzek e Furrow (1988).

Questa funzione conversazionale sottolinea il fatto che gli sguardi intervengono per regolare l'interazione sociale, rispetto all'alternanza dei ruoli conversazionali dell'emittente e del ricevente. Per esempio nella cultura occidentale, le regole in uso vogliono che colui che ascolta guardi più sovente e lungamente colui che parla. L'emittente getta semplicemente dei brevi colpi d'occhio (funzione di controllo). Al momento di cambiamento dei ruoli l'emittente, alla fine del suo intervento, dirigerà il suo sguardo verso il ricevente. In tutti i casi nelle ulteriori analisi converrà stimare la parte rispettiva degli sguardi degli interlocutori imputabili alla loro funzione conversazionale, da quella che potrà essere attribuita alla loro funzione socio-cognitiva.

Comunque tutto lascia pensare che al di fuori degli scambi di parole, gli sguardi diretti verso il partner assolvano una funzione socio-cognitiva. A questo riguardo bisognerà caratterizzarli rispetto alla durata, alla frequenza, al momento preciso dell'apparizione nello svolgimento della situazione, ecc.

3. Prima serie di osservazioni[6]

3.1. METODO (PROVE E CAMPIONI)

E' stata utilizzata la prova operatoria piagetiana della conservazione della quantità dei liquidi. Precisiamo che lo svolgimento delle prove non riproduce alla lettera lo script classico piagetiano. Le prove sono state infatti adattate alla nostra problematica per ciò che attiene alla disposizione spaziale dei protagonisti (l'uno accanto all'altro), al numero di items utilizzati e alla determinazione del livello operatorio di ciascun bambino.

Sono state osservati due campioni di bambini frequentanti la stessa scuola, per una totale di 43 soggetti. L'adulto sperimentatore è sempre lo stesso. la ripartizione dei due campioni è la seguente:

-un primo campione composto di 26 bambini di circa 6 anni (12 femmine e 14 maschi) sottoposti alla prova di conservazione della quantità di liquido;

-un secondo campione composto da 17 bambini anch'essi di 6 anni (9 femmine e 8 maschi) sottoposti alla prove di conservazione delle quantità di liquidi, ma con una differenza importante rispetto al primo campione: lo sperimentatore non guarda il bambino.

3.1.1. Determinazione dei livelli operatori

Ciascun bambino è stato osservato in una sola occasione. Per la prova di conservazione della quantità di liquido, il livello operatorio di ciascun bambino è stato determinato a partire da tre risposte (primo item, controsuggestione, secondo item). Così ciascun bambino sarà classificato:

-non conservante (NC); intermediario prossimo alla non-conservazione (Inc) se dà una risposta conservante (in qualunque momento dell'esecuzione del compito) e due risposte non conservanti; intermediario prossimo alla conservazione (Ic) se dà due risposte conservanti e solo una risposta di non conservazione; conservante (C).

La tabella 1 mostra i livelli di conservazione per i due campioni.

livello operatorio  NC      Inc     I       Ic      C       tot.  
campione I          5       8       -       9       4       26    
campione 2          0       6       -       5       6       17    
totali              5       14      0       14      10      43    

Tab. 1 - Ripartizione dei soggetti dei tre campioni secondo il livello operatorio.

3.1.2. Griglia di analisi dei comportamenti dello sguardo

La variabile studiata è la direzione dello sguardo. La misura della direzione dello sguardo è stata effettuata a livello nominale esaminando tre categorie di sguardo: quelli diretti al compito (materiale della prova); quelli diretti al partner dell'interazione; e gli sguardi diretti altrove (categoria residua, cioè sguardi diretti né alla prova né al partner). Abbiamo quindi intrapreso un'analisi interattiva degli sguardi dei due protagonisti. Di conseguenza i modelli della direzione degli sguardi saranno studiati nel bambino (B) e nell'adulto sperimentatore (S). Per far ciò è stata elaborata una griglia di analisi della direzione degli sguardi, composta da un repertorio di modelli congiunti degli sguardi di B ed di S. Il repertorio è costituito da nove descrittori di sguardo numerati da 1 a 9. La definizione di ciascun descrittore di sguardo (DES) appare in figura1.

DES 1   Il bambino e lo        DES 6   Il bambino guarda lo       
        sperimentatore                 sperimentatore mentre lo   
        guardano entrambi la           sperimentatore guarda      
        prova                          altrove                    
DES 2   Il bambino guarda la   DES 7   Il bambino guarda          
        prova mentre lo                altrove mentre lo          
        sperimentatore                 sperimentatore guarda la   
        guarda il bambino              prova                      
DES 3   Il bambino guarda la   DES 8   Il bambino guarda          
        prova mentre lo                altrove mentre lo          
        sperimentatore                 sperimentatore guarda il   
        guarda altrove                 bambino                    
DES 4   Il bambino guarda lo   DES 9   Il bambino e lo            
        sperimentatore                 sperimentatore guardano    
        mentre lo                      altrove                    
        sperimentatore                                            
        guarda la prova                                           
DES 5   Il bambino e lo        
        sperimentatore si      
        guardano               
        reciprocamente         

Fig. 1 - Definizione dei descrittori.

3.1.3. Raccolta dati

Le registrazioni video si sono svolte nei locali di una scuola primaria nei pressi di Lione[7]. Un cronometro digitale è stato inserito nell'immagine video. Il bambino e lo sperimentatore sono seduti ad un tavolo, fianco a fianco: questa disposizione prossemica dei due interagenti ci è sembrata la più opportuna per reperire la direzione degli sguardi. In effetti se uno dei due interagenti che guarda la prova desidera guardare il partner deve ruotare la testa da 30deg. a 90deg. circa. Tuttavia l'orientamento della testa non è sempre un criterio affidabile per determinare con precisione una data direzione dello sguardo. Ma nel nostro studio (riprendiamo la terminologia di Rutter, 1984) ciò che a noi interessa è il "seeing" cioè lo "sguardo globalmente portato su" piuttosto che la sua localizzazione precisa (looking). Solo una comparazione inter-giudici permetterà di dire se il nostro strumento che misura la direzione degli sguardi può considerarsi fedele. Dall'esame della griglia dei descrittori apparivano possibili due orientamenti metodologici:

-un codice "dinamico" che consiste nel reperire sistematicamente tutti i cambiamenti della direzione degli sguardi dei due interagenti, ma non utilizzato per questa prima serie di dati;

-un codice in "tranches di tempo" che consiste nel tagliare il continuum in tranches uguali di 5 secondi (arrestare il nastro video ogni 5 secondi). A ciascun arresto si annota il descrittore rilevato. La sequenza di rilevazione prende inizio dal momento in cui i due interagenti sono seduti (la prova ha inizio)[8]. Alla fine dello spoglio di ogni situazione si ottengono gli effettivi per ciascun descrittore di sguardo (numero di volte in cui è stato osservato). Dato che la durata della situazione varia, questi effettivi vengono trasformati in percentuali relative. Dopodiché le percentuali ottenute sono condensate in due tabelle che separano, per i bambini e per lo sperimentatore, la direzione degli sguardi:

-Le % addizionate dei descrittori che definiscono gli sguardi diretti alla prova (DES 1,2,3 per il bambino e DES 1,4,7 per lo sperimentatore).

-Le % addizionate dei descrittori che definiscono gli sguardi diretti verso il partner dell'interazione (DES 4,5,6 per il bambino e DES 2,5,8 per lo sperimentatore).

-Le % addizionate dei descrittori che definiscono gli sguardi diretti altrove (DES 7,8,9 per il bambino e DES 3,6,9 per lo sperimentatore).

3.2. RISULTATI DELLA PRIMA RICERCA

Le tabb. n. 2 e n. 3 mostrano le percentuali medie degli sguardi dei bambini e dello sperimentatore, in relazione alla loro direzione ed al livello operatorio dei soggetti.

I risultati ottenuti suggeriscono molteplici considerazioni.

-Presi nella loro globalità, i valori ottenuti mostrano che i due partner dell'interazione portano più sovente i loro sguardi verso la prova e ciò traduce bene la specificità della situazione. Tuttavia una tendenza si delinea. I bambini di tutti i livelli operatori guardano in misura lievemente maggiore dello sperimentatore la prova. Questa frequenza di sguardi alla prova rappresenta una percentuale media del 68% del volume totale degli sguardi. Questi sono seguiti dagli sguardi verso il partner che occupano in media il 22% del volume totale. Lo sperimentatore, da parte sua, mostra invece la tendenza a guardare di più i bambini di quanto questi ultimi non facciano nei suoi confronti, qualunque sia il loro livello operatorio. Infine gli sguardi diretti altrove non occupano più, in media, del 10% del volume globale. In questo caso, eccetto che per i bambini C, gli altri gruppi di soggetti guardano sempre più altrove di quanto non faccia lo sperimentatore.

                                                                   
                    Livello                                        
                    operatorio                                     
                        NC        I(nc)       I(c)         C       
 Direzione degli                                                   
     sguardi                                                       
    (bambino)                                                      
prova                      74%        71%         70%         73%  
sperimentatore (*)         11%        12%         19%         21%  
altrove                    15%        17%         11%          6%  
totali                    100%       100%        100%        100%  

Tab. 2 - Percentuali di sguardi dei bambini, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti.

(*) Effetto livello operatorio (F=2,52 ; p=0,08).

                                                                   
                    Livello                                        
                    operatorio                                     
                        NC        I(nc)       I(c)         C       
 Direzione degli                                                   
     sguardi                                                       
 (sperimentatore)                                                  
prova                      65%        61%         63%         69%  
bambino                    26%        30%         30%         24%  
altrove                     9%         9%          7%          7%  
totali                    100%       100%        100%        100%  

Tab. 3 - Percentuali di sguardi dello sperimentatore, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti.

-Per quanto riguarda gli sguardi diadici, il livello operatorio in un solo caso sembra avere un effetto di un certo rilievo. E' il caso dei bambini che guardano lo sperimentatore. Più precisamente sono i bambini Ic e C che guardano più lo sperimentatore rispetto ai bambini NC e Inc. Si noterà d'altronde che i due gruppi di bambini Ic e C, hanno dei valori molto vicini (rispettivamente 19% e 21%) e ciò li distingue nettamente dai due gruppi di bambini NC e Inc anch'essi con valori simili (11%, 12%). Per ciò che attiene allo sperimentatore, non si riscontra la stessa tendenza che ci ha permesso di distinguere da una parte i bambini Ic e C e dall'altra quelli NC e Inc. Si constata che lo sperimentatore porta più sovente i suoi sguardi verso i bambini Inc e Ic (30% ciascuno) rispetto ai bambini NC e C (rispettivamente 26% e 25%). L'entità di questi valori farebbe pensare all'esistenza di due gruppi distinti: da un lato i bambini Inc e Ic e dall'altra i bambini NC e C (anche se le differenze non appaiono significative all'analisi della varianza).

Di conseguenza possiamo dire che:

-a quantità uguali di sguardi dello sperimentatore, diretti verso i bambini Inc e Ic, sono questi ultimi che guardano di più lo sperimentatore;

-a quantità minori, ma allo stesso modo uguali, di sguardi dello sperimentatore diretti verso i bambini NC e C, sono questi ultimi che guardano più sovente lo sperimentatore.

Queste tendenze più marcate dei bambini Ic e C a guardare di più lo sperimentatore non possono spiegarsi per una diminuita correlazione dei loro sguardi portati sulla prova, poiché, in questi due gruppi, le percentuali di tali sguardi sono molto vicine. Essa si spiega piuttosto per una diminuzione dei loro sguardi "altrove" (rispettivamente 11% e 6% comparati al 15% dei bambini NC e 17% dei bambini Inc), anche se queste differenze non sono significative. L'analisi statistica dell'effetto sesso, non mostra alcuna differenza significativa.

Globalmente questi primi risultati ci autorizzano ad affermare che, relativamente al campione esaminato, esisterebbe un'influenza del livello operatorio sulle condotte di sguardo, segnatamente quando i bambini guardano lo sperimentatore. Questa influenza va nel senso di una accentuazione degli sguardi diretti verso lo sperimentatore allorché i bambini sono sia sul punto di acquisire la nozione logica di conservazione dei liquidi (Ic) che nel caso che abbiano già acquisito tale nozione (C). Ma è apparso anche che gli sguardi dello sperimentatore sono suscettibili, in qualche modo, di esercitare un'influenza su quelli dei bambini. Così non appena lo sperimentatore tende a guardare di più (più a lungo?) i bambini, sarà il gruppo Ic che reagirà guardando di più lo sperimentatore (tab. 2).

3.3. RISULTATI DELLA SECONDA RICERCA

Al fine di controllare questa influenza, un gruppo di bambini è stato sottoposta alla stessa prova di conservazione della quantità dei liquidi ma con la differenza, sperimentalmente provocata, che lo sperimentatore non guarda mai il bambino. In queste condizioni accadrà, naturalmente, che gli sguardi portati verso lo sperimentatore partono dal bambino e solo da lui e mai come conseguenza di una conversazione non verbale (a livello di scambi di sguardi). Le tabb. n. 4 e n. 5, mostrano le percentuali medie di sguardi, secondo la loro direzione ed il livello operatorio dei bambini.

                                                                  
                   Livello                                        
                   operatorio                                     
                    NC (N=0)     I(nc)    I(c) (N=5)   C (N =6)   
                                 (N=6)                            
 Direzione degli                                                  
     sguardi                                                      
    (bambino)                                                     
prova (*)                            80%         79%         79%  
sperimentatore                       13%         12%         12%  
altrove                               7%          9%          9%  

Tab. 4 - Percentuali di sguardi dei bambini, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti.

(*) Effetto di interazione fra il livello operatorio ed il sesso dei bambini (F=3.52; p=0.06): calcolo degli effetti semplici non significativo.

                   Livello                                        
                   operatorio                                     
                    NC (N=0)     I(nc)    I(c) (N=5)   C (N =6)   
                                 (N=6)                            
Direzione degli                                                   
sguardi                                                           
(sperimentatore)                                                  
prova                                60%         61%         69%  
altrove                              40%         39%         31%  

Tab. 5 - Percentuali di sguardi dello sperimentatore, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti (ricordiamo che lo sperimentatore non rivolgeva lo sguardo al bambino in nessun caso) .

Comparati a quelli del primo campione (tabb. 2 e 3) i risultati ottenuti ci conducono alle seguenti conclusioni.

-Prima di tutto bisogna notare l'assenza dei bambini NC nel campione di 17 soggetti. Dal momento che tale campione proviene dalla stessa popolazione del precedente esperimento, ci si attenderebbe, probabilisticamente, la presenza di almeno tre soggetti non conservatori (3,2 precisamente). A questo punto è possibile ipotizzare un'influenza della condotta dello sperimentatore sulla diversa distribuzione dei livelli operatori per questo campione. Ciò significa che la focalizzazione degli sguardi dello sperimentatore sulla prova creerebbe delle condizioni favorevoli di emergenza di un sapere nel bambino?[9]

-Il fatto che lo sperimentatore non guarda mai il bambino, conduce quest'ultimo, indipendentemente dal suo livello operatorio, a guardare più sovente la prova e di conseguenza meno sovente altrove, salvo per i bambini C che guardano più frequentemente altrove. Ritroviamo ciò che accade a proposito dell'attenzione visiva congiunta: mantenendo il suo sguardo alla prova, lo sperimentatore incita il bambino a fare lo stesso.

-Per gli sguardi dei bambini diretti allo sperimentatore si constata una grande stabilità da un livello operatorio all'altro. Comparati i bambini Ic e C del primo campione, i bambini Ic e C del secondo campione guardano meno lo sperimentatore dal momento che, plausibilmente, constatano che quest'ultimo non li guarda.

-Per ciò che riguarda lo sperimentatore si noterà il tasso considerevole dei suoi sguardi portati altrove che, lo ricordiamo, deve essere messo sul conto anche della frequente sovrapposizione di tali sguardi con quelli diretti alla prova; sovrapposizione dovuta alla difficoltà oggettiva di separare le due condotte visive.

-Per quel riguarda la variabile sesso, emerge che, sebbene non vengano riscontrati effetti semplici, nell'interazione sesso/livello cognitivo, sembrerebbe che i maschi C siano incitati a fare più come lo sperimentatore (a guardare la prova) rispetto alle ragazze, le quali guardano di più la prova allorché sono di livello operatorio Inc.

3.3.1. Discussione dei dati del secondo esperimento

Si può supporre che le condizioni particolari legate alla situazione sperimentale nella quale lo sperimentatore non guarda mai il bambino non sono estranee all'emergenza di alcuni specifici risultati. Innanzitutto l'assenza dei soggetti NC. Sembrerebbe che l'attenzione dello sperimentatore con i suoi sguardi alla prova abbia creato delle condizioni favorevoli d'apprendimento tali che hanno permesso ai bambini di accedere perlomeno ad un inizio di comprensione di questo contenuto di sapere (Inc). Due tipi di obiezioni possono essere avanzate: la sola risposta conservante, fornita da ciascuno dei 6 bambini Inc, è una risposta che probabilmente non si appoggia su una struttura cognitiva consolidata ma nascerebbe dalla dinamica socio-cognitiva: ciascuna di queste sei risposte appare, infatti, dopo la controsuggestione enunciata dallo sperimentatore. Questo risultato sembra concordare con le osservazioni di Bruner (1966) che mostrano come la soppressione degli indici percettivi legati alla prova faciliti l'accesso alla conservazione.

D'altra parte si constata l'effetto del livellamento "in basso" degli sguardi dei bambini in direzione dello sperimentatore. Si converrà che questo risultato si oppone alla nostra ipotesi di lavoro. Probabilmente un motivo, fra gli altri, per spiegare questa situazione è reperibile nel carattere inabituale della situazione "prova operatoria". Al carattere standard della condotta di sguardo dello sperimentatore i bambini risponderebbero adottando condotte di sguardo simili. Sul piano qualitativo che cosa accade rispetto agli sguardi dei bambini Inc, Ic e C verso lo sperimentatore? Si può parlare di una funzione socio-cognitiva? In effetti ciò andrebbe verificato. Infatti, bisogna tenere conto della funzione conversazionale degli sguardi: ad esempio, allorché lo sperimentatore parla, il bambino (come ricevente) lo guarda.

Su un piano generale concernente l'insieme dei dati dei due campioni conviene sottolineare un punto importante: l'influenza onnipresente degli sguardi dello sperimentatore su quelli dei bambini.

4. Seconda serie di osservazioni[10]

Questa seconda serie di osservazioni costituisce una replica delle esperienze condotte da Alain Brossard e presentate nella prima parte di questo contributo. Verranno presentate qui le analisi quantitative dei dati raccolti.

4.1. CAMPIONE E METODO

Il nostro campione è costituito da un gruppo di 12 bambini di 6-7 anni (7 maschi e 5 femmine) estratti da una popolazione di bambini coinvolti in una precedente ricerca concernente la connotazione sociale nell'acquisizione della nozione di conservazione dei liquidi[11] (al momento del pre-test). I bambini frequentavano la prima elementare[12].

La procedura sperimentale rispecchia quella adottata per la prima serie di osservazioni, con alcune differenze rispetto alla determinazione del campione ed alla codifica dei dati che esporremo in seguito.

Conoscendo le ipotesi ed i risultati delle prime osservazioni abbiamo scelto i soggetti, in funzione del loro livello operatorio: 4 soggetti NC (2 M 2 F), 4 soggetti I (2 M e 2 F) e 4 soggetti C (3 M e 1 F).

Abbiamo in primo luogo determinato le frequenze di sguardi del bambino e dello sperimentatore, selezionando le tre categorie di sguardo già adottata nelle ricerca di riferimento (alla prova, al partner, altrove). A partire dalle frequenze abbiamo determinato le percentuali relative medie per ogni categoria.

Per la raccolta dei dati si è proceduto nel seguente modo.

-La banda video è stata fermata, per un problema di coordinazione fra i giudici e di comodità, ogni 3 secondi. Potendo contare su sequenze interattive relativamente brevi e su di un campione sperimentale modesto, con l'ausilio di un metronomo (la cui frequenza temporale era fissata ad un secondo) due giudici hanno annotato, per tutti i soggetti, tutti gli sguardi ogni secondo. Per tale ragione, disponiamo di tranches di tre secondi, sezionate ulteriormente in tranches di un secondo per ciascun tipo di sguardo. Da una analisi campionaria di tutti i cambiamenti di sguardo abbiamo potuto constatare che le tranches di 1 secondo permettono di rilevare praticamente ogni cambiamento di sguardo. Per tale ragione la abbiamo preferita a quella di 5 secondi. Tale scelta ha inteso affinare la rilevazione degli sguardi apparendoci la tranche di 5 secondi (prescelta per gli esperimenti condotti da Alain Brossard) eccessivamente lunga rispetto al numero di cambiamenti probabili al suo interno. Per trascrivere i dati abbiamo utilizzato un protocollo doppio su cui venivano trascritti gli sguardi del bambino (dal primo giudice) e quelli dello sperimentatore (dal secondo giudice), le osservazione dei quali sono state coordinate grazie ad un metronomo che scandiva le tranche di 1 secondo. La messa in corrispondenza delle tranches su un protocollo finale, permetteva la determinazione dei descrittori e l'analisi "dinamica". Esso era composto da una riga sulla cui parte inferiore è stata rappresentata la scansione temporale di un secondo. Nella parte superiore sono stati annotati gli sguardi e i descrittori. 

                               Livello operatorio             
                             NC         I         C      
Bambino Prova                                            
  %                        70.51     69.65     80.59     
Bambino Sperimentatore                                   
  %                        12.99     24.50      4.98     
Bambino Altrove                                          
  %                        16.48     6.08      17.72     

Tab. 6 - Percentuali di sguardi del bambino, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti.

                               Livello operatorio             
                             NC         I         C      
Sperimentatore Prova                                     
  %                        35.56     59.45     47.60     
Sperimentatore Bambino                                   
 %                         41.83     31.62     35.66     
Sperimentatore Altrove                                   
 %                         22.26      8.91     16.62     

Tab. 7 - Percentuali di sguardi dello sperimentatore, secondo la direzione ed il livello operatorio dei soggetti.

4.2. PRESENTAZIONE DEI DATI E DISCUSSIONE

In questa sezione verranno presentati e discussi i dati di questa ricerca. Le tabelle n. 6 e n. 7 presentano le percentuali medie di sguardi, secondo la loro direzione ed il livello operatorio dei soggetti (la prima in riferimento ai bambini, la seconda allo sperimentatore).

Per quel che concerne gli sguardi del bambino, dalla lettura della tabella si evince che:

-da parte dei bambini intermediari, esiste una chiara tendenza a dirigere maggiormente lo sguardo in direzione dello sperimentatore, rispetto ai bambini C e ai bambini NC (Jonckeere test: z= 1.93; p<0.03)[13]. Tale dato conforta l'ipotesi che abbiamo avanzato per la prima serie di ricerche e andrebbe nel senso di una maggiore utilizzazione sociale degli sguardi nel gruppo di bambini che si trovano in una fase di accesso allo stadio delle operazioni concrete;

-l'alta percentuale media di "sguardi alla prova" dei bambini di tutti i livelli cognitivi, come per la precedente serie di dati, potrebbe essere ricondotta alla specificità della situazione di test piagetiano;

-per ciò che riguarda gli sguardi altrove, si può notare che la percentuale di sguardi degli intermediari è più bassa rispetto alle percentuali degli altri due gruppi di diverso livello operatorio (Jonckeere tests, NC vs I: z=2.02 p<0.02; I vs C: z=1.87; p<0.03; NC vs C: n.s.)[14].

Notiamo che nei bambini intermediarî del presente campione il rapporto fra percentuali medie di sguardi altrove e sguardi allo sperimentatore appare invertito, rispetto agli altri due gruppi.

La distribuzione delle condotte di sguardo dirette al partner adulto e altrove, dei bambini dei tre gruppi, sembrerebbe differenziare il gruppo degli intermediarî dagli altri due:

-da quello che non progredisce (NC), dove la percentuale di sguardi altrove è doppia di quella degli sguardi al partner adulto;

-da quello che ha già acquisito la nozione (C) dove gli sguardi al partner sono circa la quinta parte di quelli altrove.

Questa osservazione è importante perché contribuisce a completare, attraverso l'analisi dello sguardo, il quadro della differenza fra Intermediari da un lato e NC e C dall'altro.

Per quel concerne gli sguardi dello sperimentatore, ci riferiremo esclusivamente alle tendenze che le frequenze di sguardo sembrano manifestare. In effetti, le analisi statistiche effettuate non ci permettono di affermare che le differenze di cui discuteremo raggiungano la soglia della significatività statistica.

Per quel che riguarda gli sguardi al bambino, un fatto importante emerge dalla percentuale degli sguardi dello sperimentatore in direzione del bambino: tali sguardi sono infatti in numero minore in direzione del gruppo dei bambini Intermediari rispetto agli altri due gruppi e ciò particolarmente rispetto agli NC. Questo può sembrare non logico visto che il gruppo degli NC e quello dei C guardano poco e comunque meno lo sperimentatore rispetto ai bambini I.

Per quel che concerne gli sguardi alla prova, notiamo che la percentuale di tale tipo di condotta da parte dello sperimentatore è più frequente nel gruppo degli intermediari (I) rispetto agli altri due livelli operatori.

Infine, la percentuale di sguardi altrove, sempre nell'interazione dello sperimentatore con bambini di livello operatorio intermediario, è minore rispetto agli altri due gruppi.

Quindi i dati ci suggeriscono che, anche rispetto agli sguardi che lo sperimentatore porta ai soggetti, il livello operatorio I appare diverso dagli altri due.

L'insieme dei risultati di questa ricerca ci induce a prestare attenzione a tre ordini di fatti:

-esiste una maggiore percentuale di sguardi del bambino I vs lo sperimentatore (rispetto alla stessa condotta di sguardo degli altri gruppi).

-la percentuale di sguardo che lo sperimentatore rivolge ai bambini intermediarî, è relativamente minore rispetto a quelle che concernono i soggetti degli altri due gruppi, particolarmente rispetto agli NC; allo stesso tempo le percentuali di sguardi alla prova in questi due gruppi sono minori.

-gli sguardi dello sperimentatore al bambino sono, in ogni livello operatorio, in numero alto rispetto agli sguardi altrove e, nel caso degli NC, tali sguardi sono maggiori rispetto a quelli rivolti alla prova.

Queste osservazioni ci suggeriscono le seguenti considerazioni.

1) Il bambino I come da ipotesi guarda effettivamente di più il partner rispetto ai bambini di diverso livello operatorio; inoltre vi sarebbe, in questo "contesto di relazione", l'esistenza di una logica di scambio di sguardi tra partners; lo sperimentatore, mentre viene guardato dal bambino I (probabilmente in risposta ad una sua interpellanza), dirige con maggiore insistenza lo sguardo alla prova (e guarda di meno il bambino) al fine di condurre il partner a fare lo stesso. Tutto ciò rivelerebbe, nell'insieme della distribuzione degli sguardi fra sperimentatore e bambini I, un possibile effetto di interazione sul tipo del condizionamento reciproco. E' pensabile che un'analisi dinamica degli sguardi bambino/sperimentatore possa permetterci, in una fase successiva di lettura dei dati, il reperimento di sequenze tipiche e rappresentative di quanto abbiamo ipotizzato, in direzione di una "conversazione di sguardi".

2) Noi pensiamo che la percentuale maggiore di sguardi ai bambini C e particolarmente ai bambini NC, da parte dello sperimentatore, appartenga allo stesso registro delle percentuali di sguardo del bambino I rivolte al partner adulto: lo sperimentatore (esperto) si "decentrerebbe alla ricerca dell'altro" nel tentativo "insistente" di condurlo verso quell'esperienza sociale che attiva l'interazione costruttiva (ruolo dell'esperto).

Quindi l'idea è la seguente: nel corso della relazione fra lo sperimentatore ed il bambino intermediario (e cioè in una fase di progresso) constatiamo la presenza di un "momento sociale" (la relazione è contrassegnata dall'interpellanza forse iniziata dal bambino o alla quale il bambino risponde) dal quale si attiva un'interazione legata alla logica della situazione (influenza reciproca e condotte imitative) che conduce alla risposta individuale di livello più elevato.

5. Conclusioni generali

Riproponiamo il quadro teorico metodologico entro il quale ci siamo mossi: gli esperimenti presentati qui sono accomunati dallo scopo di definire, analizzando le condotte di sguardo, una specificità sociale del progresso cognitivo, più complessa del concetto adottato sovente che attribuisce alle variabili sociali una funzione di "facilitazione" dell'attività cognitiva.

In tal senso, abbiamo ipotizzato l'esistenza di una funzione socio-cognitiva dello sguardo: il bambino si decentrerebbe dalla prova (cioè dal conflitto percettivo cognitivo) per utilizzare socialmente i suoi sguardi in direzione del partner. Ciò accade quando gli schemi cognitivi sono in fase di ristrutturazione nel momento in cui il bambino è sul punto di elaborare una nuova conoscenza. A questo punto il bambino si decentrerebbe verso l'altro come se cercasse una conferma di qualcosa di cui non è ancora sicuro. Ciò accadrà in modo specifico attraverso gli sguardi (in modo più marcato?).

Nella prima serie di osservazioni viene rilevato un maggior numero di sguardi al partner adulto da parte dei bambini Intermediari. Ciò va in direzione di una utilizzazione socio-interattiva degli sguardi.

La seconda serie di osservazioni, utilizzando le scansioni di lettura ad un secondo delle tranches, conforta i risultati della prima serie di esperimenti, prospettando inoltre quanto segue:

-la presenza di una dimensione sociale, di ricerca dell'altro e di incontro con l'altro (nei bambini I)[15] che trova conferma in modo marcato dalle analisi dinamiche della prova, tuttora in corso.

-la presenza di una dimensione sociale (di ricerca dell'altro) nello sperimentatore (esperto vs bambini NC);

-la presenza di un momento di interazione (di influenza reciproca), preceduto dalla ricerca dell'altro e dall'incontro reciproco, nel contesto della relazione intermediaria (da confermare con l'analisi qualitativa). Le tabelle ci mostrano, infatti, che una lettura in corrispondenza delle condotte di sguardo dello sperimentatore e dei bambini, presenta una netta distinzione fra i patterns di sguardo che concernono la relazione intermediaria rispetto a ciò che accade negli altri due livelli operatori.

La conclusione che i dati nel loro complesso suggeriscono è la seguente: i partners della relazione, esperto e novizio (cioè coloro che si trovano cognitivamente in una fase di elaborazione delle nozioni) si attivano in una ricerca sociale reciproca che culmina in una esperienza sociale. Ciò sposta l'attenzione sulla relazione come unità di analisi (Iannaccone, 1992) delle condotte di sguardo. Proseguendo in questa analisi, troviamo, a partire da tale esperienza, condotte di interazione (sul tipo dell'influenzarsi reciproco) combinate secondo la logica della situazione, nella quale un esperto propone un compito da risolvere ad un novizio.

Il punto centrale del discorso diventa lo statuto di tale esperienza sociale. Essa appare rilevabile nella relazione intermediaria (come evento a cui entrambi contribuiscono); è presente, nello sperimentatore che somministra le prove ai bambini non conservatori, come tendenza marcata al contatto sociale. I dati suggerirebbero che tale esperienza non può essere ricondotta ad un registro logico (logica della situazione), né percettivo (nel senso bruneriano) né conversazionale (nel senso di Kendon). L'interpretazione delle condotte di sguardo è in questo caso particolarmente complessa: infatti tali atti tipici della relazione intermediaria non potrebbero esser spiegati restando nel quadro empirico tracciato dai paradigmi su elencati. A questo proposito ci chiediamo in che modo la dimensione sociale individuata nello studio dello "sguardo" sia l'espressione di quella che Brossard ha definito funzione socio-cognitiva dello sguardo. Brossard (1990) ha infatti sostenuto la tesi "selon laquelle les fondements du savoir, de la connaissance sont non seulement sociaux d'une part et individuel d'autre part, mais qu'à l'intérieur de ce rapport à la connaissance, le corps en tant que communicant par la médiation des regards, tient une place prépondérante" (p. 10).

Brossard quindi ritiene che il corpo abbia una funzione preponderante attraverso la mediazione degli sguardi nella strutturazione del progresso (Brossard, 1990). In questo senso parla di funzione socio-cognitiva dello sguardo.

A nostro parere, comunque, i dati suggeriscono, anche una diversa impostazione del problema, seconda la quale gli sguardi più che svolgere una funzione di co-costruzione di una nozione cognitiva, sono l'espressione (indice e strumento[16]) di una dimensione di esperienza sociale che di questi progressi è la causa.

Noi pensiamo che il momento sociale che lo sguardo rivela durante il progresso dei bambini intermediarî (e durante le procedure di addestramento che un esperto attiva per condurre un novizio alla soluzione di un problema) indichi l'esistenza di una dimensione etologica sociale che presiede al progresso, e che si esplica attraverso i sistemi di comunicazione inter-umana (verbale e non verbale). A questo riguardo l'analisi qualitativa (seconda parte dell'esperimento) potrebbe darci ulteriori elementi di definizione.

            

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Note

1. Université de Neuchâtel.

2. Università degli Studi di Salerno.

3. Come la differente altezza del livello del liquido dei bicchieri di forma differente, nella prova di conservazione della quantità.

4. Si assume la terminologia piagetiana a proposito dei bambini Non conservatori, Intermediari e Conservatori.

5. Ad esempio: supponendo che si domandi al bambino di guardare esclusivamente alla prova, egli accederà meno rapidamente alla nozione?

6. I tre esperimenti presentati in questo paragrafo sono stati condotti da Alain Brossard.

7. Desideriamo ringraziare i responsabili della scuola di Saint-André-de-Corey, per la loro indispensabile disponibilità.

8. Il metodo della tranches non permette di cogliere tutti gli sguardi che intercorrono fra un arresto e l'altro. Uno sguardo più lungo di 5 secondi verrà quindi annotato due volte.

9. Attraverso una definizione comune dell'oggetto della riflessione con la mediazione della coorientazione visiva congiunta.

10. I dati di questa seconda serie di osservazioni sono stati raccolti da Massimo Maietta e Antonio Iannaccone.

11. Per i dettagli di questa ricerca confrontare: Nicolet, M., Iannaccone, A., "Norme sociale d'équité et contexte relationnel dans l'étude du marquage social". In A.-N. Perret-Clermont & M. Nicolet (Eds.), Interagir et connaître, Delval, Cousset (Fribourg), 1988, pp. 139-152.

12. Ringraziamo il direttore e le insegnanti delle Scuole Elementari Statali di Avella (AV) per la gentile collaborazione e disponibilità.

13. Il valore di probabilità indicato si riferisce alla tabella che contiene, per i tre gruppi di soggetti, NC, I, C, ordinati in accordo con la teoria piagetiana, il numero di sguardi, in frequenze relativizzate. In altre parole, dato il numero esiguo di soggetti (12) è risultato impossibile l'applicazione di statistiche parametriche sulle medie, pertanto ci si è riferiti alle frequenze relativizzate degli sguardi alle quali è stato applicato un test non parametrico per piccoli campione ed adatto a dati ordinali (cf. Pochon, 1991).

14. Vedi nota 13.

15. La discussione di tale funzione di "incontro sociale", che specifica ulteriormente la dimensione sociale della relazione fra il soggetto e lo sperimentatore, deriva dalla lettura dei dati ricavati dall'analisi dinamica. Tale metodologia, che non appare nel presente lavoro, verrà presentata e discussa in un ulteriore contributo in fase di elaborazione.

16. Indice e strumento non della funzione individuale dello sguardo ma della "esperienza sociale". Infatti lo sguardo oltre ad avere una funzione sensoriale è strumento della comunicazione.