Maria Vittoria Carbonara Moscati
Giulia Savarese

Studio sull'evoluzione dello schema corporeo dal secondo al quinto anno di vita

Introduzione

Con il termine "schema corporeo" intendiamo quell'insieme dinamico di informazioni posturali, cenestesiche e temporali (sequenze o successioni di movimenti, gesti, azioni) che sottende attivamente i nostri gesti ed azioni sul mondo esterno (Ratti, 1991).

Bonnier (1905) è il primo ad utilizzare l'espressione "schema corporeo", per indicare la rappresentazione topografica e spaziale del corpo che permette l'orientamento rispetto all'ambiente esterno. Definisce "aschematia" l'alterazione di tale rappresentazione e individua nell'attività vestibolare il contributo principale ad essa.

Pick (1908, 1922) descrive l'incapacità di individuare parti del proprio corpo, denominandola "autopagnosia", e ipotizza una immagine spaziale del corpo che l'individuo costruisce durante lo sviluppo, una rappresentazione basata sulle afferenze sensoriali che permette una consapevolezza topografica del corpo stesso. Tra le afferenze mette particolarmente in rilievo quelle visive.

Head (1920) considera lo schema corporeo quale "standard or model of the body", struttura precosciente che si fonda sulla comparazione ed integrazione a livello corticale delle passate esperienze sensoriali, soprattutto posturali, oltre che tattili e visive, con le sensazioni attuali. Questo schema si modificherebbe continuamente perché in esso verrebbero integrate le informazioni centripete relative a nuove posture e nuovi movimenti del corpo, permettendone, così, la percezione.

La nozione di schema corporeo, nelle sue prime definizioni di inizio secolo, risulta essere inadeguata, almeno nel suo significato tradizionale (Guaraldi, 1990). Tantomeno essa può trovare fondamento nelle classiche alterazioni neurologiche quali la controversa "autopagnosia".

Inoltre, certamente ingiustificato è l'uso dei termini "schema corporeo" ed "immagine del corpo" come sinonimi, perché, anche solo riferendoci agli studi meno recenti e ammettendo pure l'esistenza di uno schema del proprio corpo inscritto nel funzionamento cerebrale, con l'espressione "immagine del corpo" intendiamo ben altro, vale a dire una produzione psicologica, e dunque più complessa, che nasce dal corpo nella sua materialità, si confronta con esso, si costruisce anche con il contributo di quelle funzioni neurofisiologiche che eventualmente chiamiamo "schema corporeo", ma si arricchisce e si amplifica con il contributo della memoria, delle esperienze passate, degli affetti, delle sofferenze somato-psichiche; si confronta con un mondo interno per lo più inconscio e contemporaneamente con i modelli culturali, le opinioni espresse dagli altri e gli accadimenti esterni (Marhaba, 1981).

In ogni caso, la questione sullo schema corporeo non è stata esaustivamente chiarita. Il suo studio è stato condotto su bambini a partire da tre-quattro anni, usando il disegno della figura umana (Goodenough, 1926; Wallon, 1931; Abraham, 1933) e su bambini di età inferiore ai tre anni soprattutto attraverso osservazioni più o meno estese riferite a singoli soggetti, a partire dalle quali sono state inferite delle ipotesi teoriche.

Infatti, dall'analisi della letteratura esistente, appare chiaro che lo sviluppo dello schema corporeo in bambini piccoli non è stato studiato né attraverso tecniche sperimentali dirette né mediante l'utilizzazione di scale di sviluppo. Ci è apparso perciò interessante lo strumento adottato da Lis, Venuti, Basile e Finesso (1988), idoneo a misurare diversi aspetti dello sviluppo dello schema corporeo in bambini a partire dal secondo anno di vita. Lis e coll., nel mettere a punto il loro strumento, hanno preso spunto dal test dello schema corporeo di Daurat-Hmeljak, Stambak e Berges (1969), individuando fasi specifiche per l'età considerata.

Il test ideato da Daurat-Hmeljak e coll. si compone di due prove: una di fronte per bambini dai quattro agli undici anni e una di profilo per bambini dagli otto agli undici anni. Ciascuna prova si compone di tre momenti :

- evocazione: il soggetto deve riconoscere, nominandoli, i diversi pezzi del corpo e del viso; deve collocarli esattamente su una tavola di lavoro, con un unico punto di riferimento: la testa di un manichino per il corpo e il contorno del viso per il volto.

- costruzione: al bambino vengono forniti capovolti i pezzi per costruire l'intero manichino. Questi sono costituiti da disegni su cartoncini rettangolari, per cui il compito non è simile a quello dei puzzle: il soggetto deve conoscere l'esatta collocazione spaziale delle parti del corpo. Se il soggetto esegue correttamente le prove di queste due fasi, il test è terminato, altrimenti si continua con:

- riproduzione: vengono forniti al bambino nuovamente tutti i pezzi e gli viene chiesto di riprodurre il manichino alla presenza di un modello.

L'adattamento proposto da Lis e coll., invece, prevede le seguenti prove:
- riconoscimento delle diverse parti del corpo e del viso su di sé;
- richiesta di individuare le funzioni delle diverse parti del viso e del corpo;
- riconoscimento di un modello di corpo e di un modello di viso, nonché delle diverse parti dell'uno e dell'altro;
- costruzione di un modello di corpo e poi di un modello di viso, a partire da un modello mancante di volta in volta di una delle parti;
- costruzione dell'intero manichino dando tutti i pezzi assieme, a partire da un foglio su cui è disegnata la testa e costruzione del viso a partire da un foglio su cui è disegnato il contorno del viso.

Utilizzando questa tecnica, Lis e coll. sono riusciti a cogliere specifiche fasi dell'evoluzione dello schema corporeo in bambini dai diciotto ai cinquantatré mesi di vita (1988).

I risultati della loro ricerca hanno stimolato questo nostro studio che si pone come ulteriore contributo all' approfondimento di questo tema.

L'obiettivo

L'obiettivo della nostra ricerca poggia essenzialmente sulla premessa che la rappresentazione di un corpo umano compaia nei bambini a partire dai diciotto mesi circa ed evolva gradualmente (Piaget, 1945). Grazie ad essa l'esperienza mentale succede alla sperimentazione sensomotoria e l'attività assimilatrice può proseguire ed epurarsi su un piano nuovo, distinto da quello della percezione immediata e dall'azione propriamente detta (Piaget, 1936, 1937). D'altra parte è nota l'importanza dell'attività motoria quale elemento essenziale per la capacità rappresentativa stessa (Wallon, 1954).

Parallelamente, il bambino diviene sempre più abile nell'identificare parti del corpo proprio e altrui (Schilder, 1950; Berges e Lezine 1962) e, gradualmente, inizia ad acquisire anche la coscienza di sé (Piaget, 1936, 1937; Wallon, 1954; Zazzo, 1948, 1980): comincia a prendere consapevolezza delle proprie caratteristiche fisiche, di propri stati d' animo, di proprie abilità, e, mano mano tenterà anche di dirigere il comportamento degli altri e di descrivere verbalmente i propri.

A partire da questa età, inoltre, sorge una capacità rappresentativa che potremo definire "rispetto della simmetria in relazione all'asse centrale" (Paillard, 1971, 1990), basata sull'attribuire ogni cambiamento posturale ed ogni movimento alla posizione primordiale comune alla maggior parte delle specie animali, in cui i vari segmenti del corpo sono in rapporto alla posizione della testa, stabilizzata nel campo delle forze di gravità. Tale capacità viene espressa anche nella attività grafico/pittorica come momento essenziale della sua evoluzione (Stern, 1968).

L'ipotesi

Con questo nostro studio, abbiamo inteso cogliere l'apparire e il graduale evolversi della capacità rappresentativa dello schema corporeo come struttura unitaria. A partire dalla letteratura sull'argomento e, in particolare dai risultati di Lis e coll.(1988), abbiamo ipotizzato che tale rappresentazione fosse totalmente assente nei soggetti più piccoli ma che rapidamente evolvesse a partire dall'età di due anni e mezzo circa, per confermarsi nel corso del quinto anno di vita.

Più in particolare, in tre fasi sperimentali consecutive - una relativa al riconoscimento, una relativa alla costruzione ed una relativa alla rappresentazione grafica - abbiamo voluto verificare:

1. come aumenta, con l'aumentare dell'età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino sia capace di riconoscere sia su di sé che su un modello e quanti e quali errori commetta in proposito;

2. come aumenta, con l'aumentare dell'età, il numero delle parti del corpo e del viso che il bambino sia capace di posizionare nella giusta maniera nel costruirne i relativi modelli: anche in questo caso, ci interessava osservare gli errori commessi;

3. come aumenta, con l'aumentare dell'età, la capacità di rappresentare graficamente l'immagine di una figura umana nelle sue parti essenziali.

Naturalmente, ci interessava anche osservare eventuali analogie evolutive fra le suddette capacità.

Il metodo

Lo strumento

Nell'approntare il nostro strumento, abbiamo selezionato alcune delle prove utilizzate da Lis, Venuti, Basile e Finesso nella succitata ricerca (1988) e abbiamo, inoltre, ritenuto interessante aggiungere un'ulteriore prova da loro non prevista.

Pertanto, abbiamo sottoposto i soggetti ad una serie di nove prove, di cui quattro di riconoscimento, quattro di costruzione ed una di rappresentazione grafica.

Più in particolare, le prove consistevano nell'invitare i soggetti a:
1. riconoscere parti del corpo (testa, tronco, braccia, mani, gambe, piedi)
a) su di sé,
b) su di un modello;
2. riconoscere parti del viso (capelli, occhi, naso, bocca, orecchie)
a) su di sé,
b) su di un modello;
3. costruire un modello di corpo
a) utilizzando pezzi sparsi,
b) a partire da una testa già posizionata;
4. costruire un modello di viso
a) utilizzando pezzi sparsi,
b) a partire da un contorno già tracciato;
5. Disegnare liberamente "un uomo" su di un foglio di carta bianca.

Procedura

Mentre le prove di riconoscimento e costruzione venivano proposte in un'unica seduta, la prova grafica è stata richiesta a distanza di alcuni giorni dalle altre. Con i bambini più piccoli, non necessariamente veniva mantenuta la sequenza delle prove nell'ordine descritto, anzi, al fine di mantenere desta la loro attenzione, spesso si è ritenuto opportuno mescolarle.

Le prove sono state somministrate ai bambini individualmente, traendoli in disparte nello spazio della stessa aula e nello stesso orario in cui si svolgevano le quotidiane attività "scolastiche".

Il materiale.

Il materiale, costruito artigianalmente, consiste in:
- un disegno di corpo umano raffigurato di fronte;
- un disegno di viso raffigurato di fronte;
- pezzetti quadrati e rettangolari raffiguranti parti del corpo e del viso;
- un foglio su cui è disegnata una testa;
- un foglio su cui è disegnato un contorno di viso;
- fogli bianchi, formato A4 e pastelli colorati.

I soggetti

La ricerca è stata condotta in un asilo nido e in una scuola materna di Castellammare di Stabia. I soggetti sono ventotto, di cui quattordici frequentanti l'asilo nido e quattordici la scuola materna. L'età dei soggetti era compresa fra i 17 e i 56 mesi. Erano 16 bambini e 12 bambine le cui famiglie appartenevano ad un livello sociale medio e nessuno di loro presentava handicap o problemi segnalati. Sono stati scelti dai registri di classe, sulla base della età minima e massima che intendevamo osservare.

Nell'analizzare i dati si è tenuto conto della sola variabile età, per cui si è suddiviso il campione in due gruppi: gruppo dell'asilo nido (17-31 mesi) e gruppo della scuola materna (37-56 mesi).

I risultati

Riconoscimento

Le tavole 1a e 1b, 2a e 2b illustrano graficamente le analogie riscontrate tra le prove di riconoscimento delle diverse parti del corpo e del viso su se stessi e sul modello. Si può notare che, mentre per la testa, per le mani e per i piedi il riconoscimento risulta molto facile sia su se stessi che sul modello da parte di entrambi i gruppi di bambini, per il tronco le difficoltà riscontrate sono notevoli: forse perché si tratta di una parola poco nota e poco usata, (i bambini più piccoli lo denominavano "pancia"). Il riconoscimento delle braccia e delle gambe ha presentato qualche difficoltà ai bambini dell'asilo nido, ma più sul modello che su di sé.

Le parti del viso, a loro volta, sono state tutte riconosciute con grande facilità dai bambini del gruppo scuola materna. I bambini dell'asilo nido, invece, hanno trovato delle difficoltà a proposito delle orecchie e del naso e, tutto sommato, hanno riconosciuto le parti meglio sul modello che su di sé.

Tav. 1a: Riconoscimento delle parti del corpo su di sé
(In ordinata il numero dei soggetti che supera correttamente la prova)

Tav. 1b: Riconoscimento delle parti del corpo sul modello

Tav. 2a: Riconoscimento delle parti del viso su di sé

Tav. 2b: Riconoscimento delle parti viso sul modello

Costruzione

Le prove di costruzione (tav. 3a e 3b, 4a e 4b) sono risultate quasi nulle per i soggetti del gruppo dell'asilo nido: in genere, questi ultimi hanno eseguito il compito ammucchiando i pezzetti o allineandoli l'un l'altro, sia che si trattasse di costruire un corpo, sia che si trattasse di costruire un viso, e a prescindere se fosse o no già posizionata la testa del corpo o fosse già tracciato il contorno del viso.

Il gruppo della scuola materna, invece, ha eseguito con successo la prova di costruzione del viso, sia che il contorno fosse già tracciato sia che non lo fosse mentre ha avuto qualche difficoltà nella costruzione del corpo, in particolar modo nel posizionare le braccia, specialmente nella prova in cui la testa era già posizionata (tav. 2.b).

Tav. 3a: Costruzione di un modello di corpo a partire da pezzi sparsi

Tav. 3b: Costruzione di un modello di corpo a partire dalla testa gia' posizionata

Tav. 4a: Costruzione di un modello di viso a partire da pezzi sparsi

Tav. 4b: Costruzione di un modello di viso a partire da un contorno tracciato

"Errori"

Ci sembra interessante, a questo punto, fare cenno ad una analisi qualitativa compiuta sugli "errori" commessi dai bambini del primo e del secondo gruppo durante le prove di riconoscimento e di costruzione. C'è da considerare, comunque, che i dati relativi alle prove di riconoscimento che qui riportiamo appartengono soltanto al primo gruppo di bambini, perché gli errori commessi a queste prove dal secondo gruppo sono praticamente irrilevanti. I dati relativi alle prove di costruzione, invece, appartengono al secondo gruppo di bambini, perché, come abbiamo già detto, la maggior parte dei bambini del primo gruppo si è limitata grossomodo ad ammucchiare o allineare i pezzetti, per cui sarebbe arbitrario considerare le loro soluzioni come degli errori di posizionamento, piuttosto che come un modo di eseguire comunque il compito.

Per ciascuna delle parti del corpo e del viso elenchiamo, qui di seguito, gli errori rilevati durante l'esecuzione delle prove (in parentesi il numero dei bambini che indica la parte sbagliata, o che posiziona la parte in modo erroneo).

In fase di riconoscimento, vengono indicati al posto:
della testa
il pube (1)
del tronco
la testa (1)
un'ascella (1)
una gamba (1)
un piede (2)
una guancia (1)
i capelli (1)
un occhio (1)
il naso (1)
la bocca (1)
un orecchio (1)
delle braccia
una mano (5)
la testa (1)
delle gambe
un piede (5)
dei capelli
il tronco (1)
delle orecchie
le guance (1)
gli occhi (1)
il naso (1)
la bocca (1)

In fase di costruzione, vengono posizionati:
il tronco
sottosopra (1)
alla base del foglio (1)
le braccia/mani
accanto alla testa (7)
sotto al tronco (1)
inverte ds e sn (6)
le gambe/piedi
invertendo ds e sin (10)
gli occhi
sotto la bocca (1)
sopra i capelli (2)
invertendo ds e sn (11)
il naso
sotto le orecchie (1)
capovolto (2)
la bocca
capovolta (6)
al di sopra del naso (2)
sotto il contorno/viso (1)

Rappresentazione grafica

Attraverso i disegni dei bambini abbiamo potuto osservare un preciso iter evolutivo verso la rappresentazione dello schema corporeo. Dall'evoluzione di linee tracciate senza un'apparente intenzione di seguire una precisa immagine mentale corrispondente ad un corpo umano, nasce una configurazione ben precisa comprendente sempre più numerose parti del corpo e del viso, le quali sempre meglio appaiono posizionate nel rispetto dei reciproci rapporti spaziali e delle relative proporzioni.

Per cui, mentre i disegni dei bambini più piccoli sono grossomodo classificabili come "scarabocchi" (v. dis. 1 e dis. 2), già a partire dai 31 mesi essi offrono degli accenni di elementi collegati fra loro a formare semplici strutture significanti un abbozzo di corpo (v. dis. 3 e dis. 4). E' un po' la rappresentazione che Stern (1968) chiamava dell'"uomo girino" , il quale, a seconda se munito inizialmente di quattro, di due o di un solo "tentacolo", evolve rispettivamente verso l'uomo "patata" e poi "campana", verso l'uomo "strada" e poi "casa", verso l'uomo "tibia" e poi "tronco", caratterizzato, quest'ultimo, da una "V" rovesciata sotto il tronco, ad indicare le gambe.

E sono precisamente le tre linee evolutive individuate da Stern che noi abbiamo riscontrato nei disegni dei nostri soggetti. Ci piace perciò fornire una loro prima lettura utilizzando i suoi stessi termini. Effettivamente si tratta di omini-patata (v. dis. 5 e dis. 6) ed omini-campana (v. dis. 7 e dis. 8) ; omini-strada (v. dis. 9, dis. 10 e dis. 11), ed omini-casa (v. dis. 12); omini-tibia (v. dis. 13) ed omini-tronco (v. dis. 14). Le tre linee evolutive portano comunque, verso la fine del quinto anno di vita, ad un omino completo nelle sue parti essenziali, ad una configurazione in cui testa, tronco, braccia, mani, gambe e piedi sono facilmente individuabili e trovano una loro giusta collocazione rispetto ad un ipotetico asse centrale (v. dis. 15).

Il disegno 15, anzi, mostra anche un altro importante momento di questa evoluzione: un segno che divide e separa la parte alta dalla parte bassa del tronco, nell'intenzione, forse, di sottolinearne le differenti funzioni; intenzione che, seppure espressa con un segno diverso - costituito da un evidente restringimento lungo il tronco - abbiamo riscontrato anche in un altro disegno (v. dis. 16).

Naturalmente, trattandosi di una ricerca trasversale, non necessariamente l'evoluzione all'interno di ciascuna linea corrisponde all'avanzare in mesi dell'età dei soggetti; in essi sicuramente sussistono personali tempi di maturazione, di confronto con la realtà, di evoluzione rappresentativo/spaziale.

Per gli stessi motivi, nella comparsa delle parti che compongono il viso, non si riscontra una successione cronologica precisa, ma solo una generale tendenza a rappresentare un cerchio inizialmente vuoto e che, man mano, si riempie di più cerchietti, generalmente a partire dagli occhi.

Dis. 1 - Rita, 17 mesi

Dis. 2 - Aldo, 21 mesi

Dis. 3 - Alessio, 31 mesi

Dis. 4 - Chiara, 31 mesi

Dis. 5 - Marco, 47 mesi

Dis. 6 - Rita, 47 mesi

Dis. 7 - Emilia, 37 mesi

Dis. 8 - Mario, 37 mesi

Dis. 9 - Emanuela, 37 mesi

Dis. 10 - Emilia, 43 mesi

Dis. 11 - Mariateresa, 51 mesi

Dis. 12 - Stefania, 50 mesi

Dis. 13 - Antonio, 50 mesi

Dis. 14 - Francesco, 52 mesi

Dis. 15 - Davide, 56 mesi

Dis. 16 - Mattia, 49 mesi


Discussione

Dall'analisi dei dati, risulta l'esistenza di un certo parallelismo fra le differenti performances dei nostri soggetti alle differenti fasi sperimentali; esso è tanto più evidente fra quella di costruzione e quella di rappresentazione grafica.

Come, infatti, nelle prove di costruzione sia del corpo che del viso, i bambini del primo gruppo hanno scarsissimo successo, così nella rappresentazione grafica degli stessi non è riconoscibile alcuna sagoma di figura né di volto umano. Inoltre, così come le difficoltà maggiori i bambini del secondo gruppo le incontrano a proposito della posizione delle braccia per il corpo e delle orecchie per il viso, così, nei loro disegni, omettono o attaccano le braccia direttamente alla testa e spesso trascurano di rappresentare le orecchie.

Il tronco, poi, che crea grossi problema di riconoscimento non solo nei bambini del primo gruppo ma anche in quelli del secondo, ne crea molti anche nei tentativi di venire posizionato durante la prova di costruzione del modello da parte dei bambini del secondo gruppo (quelli del primo gruppo, lo ricordiamo, non ci provano neanche a costruire). Con analoga frequenza nei loro disegni esso viene approssimato, o perché assimilato alle gambe o perché inglobato nella testa.

La testa, invece, che ha sempre avuto un ottimo riconoscimento da parte di tutti i bambini e un facile posizionamento da parte dei bambini del secondo gruppo, in nessuno dei disegni di questi ultimi viene trascurata; anzi, come accennavamo prima, anche alcuni dei tentativi grafici dei più piccoli accennano a dei cerchi, sicuramente nell'intenzione di rappresentare l'"uomo", intanto per questa sua parte assolutamente essenziale.

Gli occhi, i capelli e la bocca, quasi sempre immediatamente riconosciuti e costruiti al posto giusto (anche se con capovolgimenti vari), appaiono in quasi tutti i visi dei nostri "omini". E' noto come è a questi elementi del viso, mobili e contrastanti con il resto del volto, che il bambino sofferma le sue prime percezioni visive, rivolge i suoi primi sorrisi. La particolare configurazione che essi costituiscono offre forse al bambino il punto di partenza per l'attivazione dello schema corporeo.

Conclusioni

I risultati della nostra ricerca confermano le ipotesi di partenza e forniscono delle risposte ai quesiti che ci eravamo posti sullo sviluppo dello schema corporeo e della relativa sua rappresentazione e comunicabilità.

Infatti, dall'analisi dei dati, appare chiaro che le capacità di indicare l'esatta posizione delle principali parti del corpo e del viso, tanto su di sé quanto su un modello; di posizionarle correttamente nei loro rapporti topologici allorché vengano presentate in pezzi che le raffigurano; di rappresentarle graficamente come inglobate in un'unica struttura significante la figura umana nel suo insieme, sono frutto di un lento ma graduale processo di assimilazione cognitiva.

E' stato interessante per noi poter osservare, attraverso l'esecuzione delle prove che proponevamo ai soggetti, questo processo che, da una capacità inizialmente solo - e debolmente - riconoscitiva, porta il bambino, mese dopo mese, a capacità costruttive e rappresentativo/spaziali dello schema corporeo sempre più evolute e esternabili.

Tutto ciò è stato verificabile grazie all'osservazione quantitativa e qualitativa dei loro errori, omissioni, soluzioni casuali, scarabocchi che, col passare dell'età, tendevano a diminuire e a sparire per dare posto a competenze specifiche nell'esecuzione delle prove.

A un anno e mezzo circa, età dei soggetti più piccoli del nostro campione, e almeno fino a due anni e mezzo, lo schema corporeo sembra esistere nella mente in maniera molto frammentaria e comunque inespressa. A partire da questa età, invece, si nota un primo importante avanzamento nelle prestazioni che fa pensare ad un corrispondente progresso a livello dei contenuti cognitivi. Ma è soltanto intorno ai quattro anni e mezzo che si nota un marcato scatto di qualità, sicuro indizio della formazione dello schema in questione e della relativa capacità da parte del bambino di rendere palese questa sua conquista.

Un eventuale prosieguo longitudinale della ricerca, che elimini le variabili soggettive isolando la sola variabile età, potrebbe fornirci ulteriori spunti di osservazione e un quadro forse più completo della situazione evolutiva studiata.

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