Domanda

 

Gentile dottore,

sono una mamma che probabilmente ha sottovalutato quello che sembrava essere una fesseria ma che ora a detta dei professori potrebbe rivelarsi una malattia. Io stento a crederlo, ma ho ascoltato anche il medico di famiglia, il quale ritiene i docenti esagerati e non vuole sottoporre il bambino ad analisi presso specialisti, ritenendo che sia un fattore emotivo, di crescita o che comunque sia temporaneo. Mi spiego: mio figlio ha 11 anni e non sa disegnare. Sin dalle elementari per lui è stato un problema riprodurre su carta anche le figure più semplici e quando mi ci sedevo vicino, come la maestra, era una tragedia: non vuole disegnare. Pensavamo fosse un capriccio, la paura di sbagliare, l’emozione...insomma si rifiuta di prendere pennarelli, goniometri, squadre e quant’altro. Anche all’asilo non si è mai divertito come tutti gli altri a disegnare qualcosa. Con i numeri, la memoria, il linguaggio, la comunicazione va tutto bene e a scuola non ha mai dato problemi, solo che ora tra disegno ed educazione tecnica siamo disperati. Non fa nulla, dice di non essere capace e non si sforza. Abbiamo provato a fargli copiare disegni e abbiamo notato che non riesce, è come se non sapesse riprodurre ciò che vede. Secondo la maestra, la sua calligrafia, al limite del comprensibile, è la prova del fatto che lui non voglia agevolare la comprensione, la comunicazione verso l’esterno, tanto che l’insegnante di italiano lo ha costretto a scrivere in stampatello perché non riesce a decifrare i temi. Ha un buon rapporto con gli altri, studia, insomma è un ragazzo come tutti, ma come la mettiamo con queste obbligatorie materie di studio?

Il non saper riprodurre su carta ciò che vede, anche un grafico, un vaso...può essere una malattia?

Non vorrei che sia stato preso in giro dai bambini e che abbia un blocco. Che dobbiamo fare? Una volta sola scherzando, ma le parlo di 3-4- anni fa, trovammo dei disegni strappati e buttati nel cestino della sua camera e io e mio marito abbiamo visto che non c’era la proporzione: ad esempio in una figura umana, il piede era in proporzione più grande della testa. Mio marito al problema ride, ma io sono preoccupata e non so che fare anche con i professori. E’ una malattia?

 

Sonia

 

PROBLEMI IN ETA’ EVOLUTIVA

Risposta

 

Cara lettrice, mi è difficile dare una risposta chiara ed esaustiva alla sua domanda, sia perché la mia specializzazione non si occupa dei problemi dell’età evolutiva, sia perché una diagnosi precisa può essere fatta solo dopo una corretta ed accurata valutazione testistica.

Non vorrei allarmarla, comunque, mi sento in dovere di dirle che esistono dei problemi in età evolutiva che presentano quadri clinici che comportano difficoltà di grafia e nella realizzazione di disegni e, tra questi, ricordo la disgrafia e il disturbo dello schema corporeo.

Per disgrafia si intende una scrittura sofferente, illeggibile, eccessivamente lenta o eccessivamente veloce, insoddisfatta. Si parla anche di disturbo dell’apprendimento, che si evidenzia in una prima fase nella difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici, e in una seconda fase, quando la scrittura è acquisita e non è stata rieducata, in una generica difficoltà nello scrivere, nel leggere, e in un’insoddisfazione, quasi un rifiuto verso l’attività scrittoria; inoltre il disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche (tende a “stondare” gli angoli e a non chiudere le forme). Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato rispetto all’età; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano poco presenti.

Spesso, collegata alla disgrafia, si trova un’inadeguata percezione del proprio schema corporeo e un non consono senso dello scorrere del tempo.

Per tranquillizzarla, posso dirle che la disgrafia non è una malattia, ma un disturbo e che mediamente i bambini disgrafici sono più intelligenti dei loro coetanei non disgrafici. Certamente, il rifiuto manifestato da suo figlio verso il disegno, come anche da lei ipotizzato, può essere stato determinato anche dal fatto che in passato il bambino si sia sentito deriso dai suoi compagni, oppure, non apprezzato, gratificato, dagli adulti significativi, ciò portandolo sia a sentirsi meno abile in questa competenza, sia a sviluppare una avversione verso il disegno, compito che va a ledere la percezione che il bambino ha di sé come soggetto abile e competente e che, quindi, va ad abbassare la sua autostima. Tuttavia, dalla sua lettera, non è chiaro se i disturbi di suo figlio siano comparsi dopo un periodo di “normalità” o siano sempre esistiti. Comunque, qualunque sia l’origine della difficoltà di suo figlio, le consiglio di farlo valutare testisticamente e, eventualmente, di rivolgersi ad uno specialista che si occupa di riabilitazione della grafia, ciò per restituire al bambino sia la fiducia nelle proprie capacità di scrittura e di disegno, sia per permettergli una corretta rieducazione del gesto.

Cordiali saluti

Dr. Angelo Vecchiarelli