Sentirsi soli ed incompresi

Antonello, 20 anni

Gentilissimo dottore, sono uno studente universitario e sto passando un momento di crisi. Mi sento perso, infelice: non riesco a fare più quello che ho in mente, a portare a termine quello che mi prefiggo di fare e a studiare serenamente. Ultimamente la mia mente è invasa, sommersa, da tanti pensieri, problemi e paure.

Inoltre, i ragazzi con cui abito mi hanno fatto capire che non amano più la mia presenza, perché affermano che non ho un carattere allegro, tanto da farmi sentire un estraneo in casa. Per di più, le persone che non conosco mi insultano, mi deridono, oppure se la prendono con me senza logica. E’ vero, caratterialmente, io sono sempre stato una persona insicura e ancora oggi tremo sempre quando devo relazionarmi con una persona che non conosco bene. Qualcuno mi ha detto che i miei problemi derivano da troppo stress, stress da studio, ma la verità è che io ho paura di tutto e di tutti, ho paura anche per me stesso perchè non so cosa potrà succedermi quando sarò totalmente solo, cosa che temo accadrà presto perché non riesco più a divertirmi neanche con quegli ultimi due amici che mi sono rimasti e che mi vogliono bene.

Quando mi soffermo a pensare a questo senso di solitudine, che mi accompagna oramai dall’età di 18 anni, e a tutte le difficoltà che incontro davanti a me, scoppio in lacrime senza riuscire a vedere una via di uscita.

A volte penso che l’unico modo per superare questi miei problemi sia quello di fuggire via dalla mia città per farmi una vita nuova altrove, ma non ne ho il coraggio! Dottore, mi dia un consiglio, cosa posso fare per me stesso?

Nel ringraziarla per avermi ascoltato, le porgo distinti saluti.

 

Risposta

Caro Antonello, le sue parole chiariscono molto bene il momento difficile che sta passando e l’infelicità che l’affligge. Certamente esistono persone caratterialmente più espansive e allegre e altre più introverse e timide, tuttavia mi pare di capire che il suo stato d’animo le impedisce di svolgere le attività che vorrebbe fare. In effetti “l’umor nero” è caratterizzato da pensieri ricorrenti dal carattere pessimistico (immagino che nelle sue crisi non riuscirà a non pensare, ma al contrario sarà afflitto da pensieri fissi e depressivi). Molto spesso quella che lei chiama infelicità è generata da una discrepanza tra quello che vorremmo essere e il confronto con la realtà che viviamo. Vorremmo essere da una altra parte, essere un’altra persona, ma invece, per motivi diversi, rimaniamo inchiodati nella nostra realtà, che consideriamo triste e insoddisfacente. Anche se non è semplice, le consiglio, per superare i suoi problemi, di incominciare provando ad accettare i limiti che la realtà le sta imponendo; fatto ciò, provi a riconoscersi quello che è il suo valore personale e i suoi potenziali inespressi. Dopo di che, faccia un elenco di attività piacevoli che vorrebbe fare o che farebbe se non avesse i problemi che ha riportato nella lettera e poi, partendo da quella più semplice, inizi a farle. Probabilmente incontrerà molti ostacoli, difficoltà e momenti di scoramento, determinati prevalentemente dai suoi pensieri pessimistici, ma le assicuro che, se si impegna fino in fondo, ricordando a se stesso che, a prescindere dalla realtà esterna, ha un valore personale alto ed una potenzialità che sino ad oggi non è riuscito ad esprimere, riuscirà senza dubbio a superare questo stato di crisi e di infelicità.

Comunque, se ciò le sembra troppo difficile e penoso, può sempre richiedere un aiuto psicoterapeutico, anche all’ASL di appartenenza.

 

Cordialmente la saluto

dr. Angelo Vecchiarelli