Domanda

Gentile dott. Vechiarelli,

cercherò di essere breve e determinato. Non le svelo il mio nome, potrei anche inventarne uno, ma non ha senso scrivere bugie anche sulla mia città di provenienza. Vengo al dunque. Ho dedicato la mia vita alla musica e l'ho scelto io. Sin da piccolo ho imparato a suonare trascorrendo ore ed ore tra lezioni e studio. In seguito ho continuato gli studi in Conservatorio dove ho raggiunto il traguardo del diploma finale, dopo ben 13 anni di musica. E' stato bellissimo e sono soddisfatto, sia del titolo e la professionalità raggiunta che della possibilità che io di farlo fruttare. Il mio problema resta l'approccio con il pubblico: certo, tutti si emozionano quando si esibiscono, per me è allucinante. Avendo un carattere sensibile mi sudano le mani, perdo la saliva, sudo molto, mi batte forte il cuore, mi tremano le labbra, a volte il ritmo della frequenza della respirazione cresce, ma a differenza di altri, non ho tremolii e non ho problemi alla voce, scarsa concentrazione o distrazioni. Purtroppo quando suono con gli altri (orchestra, amici, a casa, da solo) questo non accade, ma quando sono solista è un dramma. Pensi alle audizioni, ottengo risultati disastrosi e le assicuro che sono piuttosto meticoloso nello studio. Gli insegnanti dicono che nonostante tanti anni e la mia non più giovanissima età, il blocco doveva essere superato, il medico sostiene che io tema di essere giudicato dal pubblico ed essendo molto severo già io con me stesso ed orgoglioso, subisca troppo l'eventualità di sbagliare o di interpretare male il pezzo, con la conseguenza di bruciare anni di studio. Ha provato a darmi pillole contro l'agitazione, l'ansia, ma niente. E così quando ci sono i concorsi vengo deriso, eppure non le dico quanto io sia preparato! Poi ripeto, non sono nervoso o particolarmente emozionato: mi succede quando sono solista o quando ho gli assoli. Ho provato a non guardare la gente, a non pensarci, a far finta di essere in classe col mio maestro, a portarmi il the appresso, a imparare a memoria il pezzo...niente da fare. A scuola, con le ragazze, nella vita privata non sono così timido. Forse è come sostengono in tanti: chi più sa, più sa di non sapere e mettendosi continuamente in gioco, sbaglia.

Come potrò esercitare questa professione? Cosa devo fare? Cosa c'è che in me non va? Sono costretto a pensare all'insegnamento visto che sul palco non posso salirci!

 

Risposta

Caro lettore,

i sintomi che mi descrive sono sicuramente ascrivibili a un disturbo d’ansia e in particolare ad un disturbo di ansia da prestazione. Come lei ha ben descritto, questo disturbo si manifesta solo in quelle situazioni dove avverte maggiormente la possibilità, il “rischio”, di essere giudicato negativamente: audizioni ed esibizioni da solista, ossia in tutte quelle situazioni dove si sente maggiormente scoperto, privo di protezione. Ciò, come ha evidenziato anche lei nella lettera, è sicuramente determinato da un eccessivo ipercriticismo verso se stesso, che la porta inevitabilmente sia ad essere molto esigente nei suoi riguardi, sia ad una estenuante ricerca del perfezionismo. Questi aspetti che caratterizzano il suo modello mentale, uniti al suo orgoglio, le impediscono di riconoscere in sé il diritto di poter sbagliare senza sentirsi in colpa e quindi anche di esprimersi, di esprimere il suo talento, in tutta tranquillità.

Capisco bene il suo il suo stato d’animo, ma si tranquillizzi perché il suo problema è risolvibile. A tal riguardo, io le consiglio di intraprendere una psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale, perché è l’unica psicoterapia che, in un tempo ragionevole, l’aiuterà sia a comprendere e modificare i pensieri e le convinzioni distorte che danno origine ai sintomi da lei descritti, sia a modificare l’emozione di paura legata all’ansia con un’emozione antagonista di calma. Comunque se desidera avere delle informazioni maggiori circa il suo problema e le modalità per risolverlo può contattarmi in qualsiasi momento.

Distinti saluti

dr. Angelo Vecchiarelli