L'attacco di panico

di Carlo Cerracchio - Psicoterapeuta

carlo.cerracchio@aipep.com

L'ansia, che fa parte dei meccanismi adattivi dell'organismo umano, è considerata patologica quando interviene nel vissuto in maniera disagiante e causa di difficoltà esistenziali che possono essere anche gravi.

Uno delle patologie legate all'ansia è il disturbo da attacchi di panico, che comporta crisi di ansia acuta che pongono improvvisamente il soggetto in uno stato di terrore, dal quale riesce ad uscire solo dopo interminabili minuti di paura.

Le sensazioni che si accompagnano all'attacco di panico sono allarmanti, i sintomi più comuni sono delle reazioni somatiche violente come tachicardia, sudorazione, dispnea, accompagnate in molti casi da una sensazione di morte improvvisa.

Durante le crisi di panico vi è un aumento della frequenza respiratoria che provoca una carenza di concentrazione di anidride carbonica nel sangue. Questo causa le tipiche sensazioni da iperventilazione, come vertigini, confusione mentale, perdita di coscienza, che allarmano e provocano a loro vlta scariche di adrenalina che agiscono sull'apparato muscolare e cardiovascolare, rendendo la situazione ancora più drammatica. In realtà, se non esistono gravi problemi fisici, non c'è nessun rischio imminente per la salute.

Tali sensazioni sono favorite da un eccessivo aumento dell'attività autopercettiva, generata da ansia anticipatoria che spesso precede le crisi. Si genera così un processo di autocontrollo tipico degli stati di vigilanza. Se tale funzione è estremamente utile in situazioni di pericolo effettivo, nell'attacco di panico non esiste una reale minaccia esterna all'organismo, e i meccanismi messi in atto che normalmente servono ad attivare reazioni difensive o di fuga, restano inutilizzati.

Quello che ne risente maggiormente è lo stato psicologico attraverso la sensazione di perdita dell'autocontrollo, che facendo ritrarre il soggetto sempre di più in uno stato auto protettivo, può portare ad evitare anche le normali attività relazionali e lavorative. Si  accompagna sovente a tale disturbo la paura di rimanere intrappolati in situazioni pericolose dove può essere impedita la fuga, con sensazioni agorafobiche e claustrofobiche.

Per quanto riguarda le cause psicologiche, queste generalmente sembrano escluse dal vissuto di chi vive il disturbo. Le crisi avvengono improvvisamente e apparentemente senza alcun legame con eventi stressanti. In genere, ad un esame psicologico più approfondito, si osserva che le crisi da attacchi di panico intervengono in situazioni psicologiche legate ad iper-razionalizzazione degli stati affettivi, distacco da figure importanti e angoscia di separazione.

Per controllare le crisi dal lato sintomatico si possono utilizzare semplici tecniche basate essenzialmente sulla respirazione. Spesso infatti è proprio l'aumento non percepito della frequenza respiratoria uno dei più importanti fattori scatenanti la crisi ansiosa. Attraverso l'apprendimento di tecniche respiratorie più adeguate come la respirazione diaframmatica, che consiste nel favorire il riempimento polmonare attraverso una regolare contrazione dell'addome, si riesce a prevenire le crisi o quantomeno a ridurne l'intensità.

Ma oltre le tecniche che intervengono sull'esasperata e disagiante sintomatologia, è opportuno in questi casi effettuare un lavoro psicoterapico per intervenire sulle cause psicologiche dell'ansia.

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