Psicologia e spiritualità

di Massimo Rinaldi

M. Woloschina: "Arcangelo Michele"

Nell'ambito delle diverse scuole di pensiero e di studio psicologiche, tanto appartenenti al mondo accademico quanto all'ambito clinico, la concezione della psiche, nelle sue molteplici varianti, appare non infrequentemente viziata da pregiudizi materialisti, spesso coincidenti con tendenze riduzionistiche. Relativamente poche sono le scuole che si distaccano sostanzialmente dalla matrice filosofica materialista, e ancor meno i sostenitori di concezioni esplicitamente spiritualiste dell'essere umano.

Per una pur breve disamina del problema, occorre volgere indietro lo sguardo. Fino al momento del suo esordio sul palcoscenico delle scienze (convenzionalmente identificato con la fondazione, da parte di W. Wundt, del laboratorio di psicologia presso l'Università di Lipsia nel 1879), la psicologia non era costituita ancora come disciplina autonoma. Il corpus allora esistente delle conoscenze psicologiche non possedeva alcuno statuto di autonomia teoretica, derivando esso prevalentemente dai frutti della speculazione filosofica e della elaborazione teologica. Che la psicologia divenisse autentica disciplina scientifica fu frutto dell'opera di molti ricercatori della fine dell'Ottocento; ma il fatale, progressivo aggancio ai metodi delle scienze naturali la privò, almeno in parte, dell'autonomia metodologica necessaria al raggiungimento dello scopo. Da allora, molte contrastanti impostazioni si sono alternate alla ribalta del teatro della scienza e molte accanite discussioni ne hanno animato le scene. Se taluni operarono privilegiando l'oggetto di studio, cioè l'anima, ma peccando per ciò di scarsa scientificità (gli psicoanalisti), altri esagerarono nel voler oggettivare osservazione e asserzioni, arrivando a sostituire l'oggetto originario con altro più addomesticabile come il comportamento (i comportamentisti)

Di fatto, il comportamentismo, insieme alla nascita della psicologia, celebrò contemporaneamente anche una morte: quella del legame tra psicologia e "vecchia" filosofia, il che comportò gettare via, in via preliminare, qualunque cognizione pregressa e qualunque concezione che non fosse figlia del nuovo metodo, di fatto azzerando qualunque sapere sull'anima. La ricerca psicologica doveva ripartire da zero, e la concezione di fondo sulla quale ogni ricercatore avrebbe dovuto muoversi - della quale nessun ricercatore può individualmente fare a meno - diveniva una esile traccia residuale subcosciente. La concezione spirituale dell'essere umano, con ciò, diveniva un vezzo ingombrante, se non un dannoso errore per la ricerca psicologica. Poiché, come potrebbe dire seriamente un positivista convinto, non si può misurare la circonferenza di Dio, o registrare il rumore dell'anima umana.

Tuttavia, anche il positivismo è una filosofia e oggi, dopo quattro secoli di ricerca naturalistica e più di uno di psicologia scientifica, sappiamo che la fede nelle scoperte scientifiche non è esente da atti dogmatici né rende immuni dal dolore dei fallimenti teoretici e delle smentite sul campo. Credere di poter creare una psicologia puramente scientifico-naturalistica è un atto ingenuo se non presuntuoso. Dobbiamo dare atto di onestà intellettuale alla scelta dei fondatori del comportamentismo di rinunciare alla psicologia, per non poter sentenziare nulla sulla mente e sull'anima umana attraverso i metodi delle scienze naturali.

Tuttavia, proprio perché l'anima e lo spirito umano non sono assoggettabili al metodo delle scienze naturali, i dati delle scoperte scientifiche non basteranno mai a comprendere l'uomo, ma, al più, sue parti, sue dinamiche, suoi meccanismi psichici. Per mantenere il focus della ricerca sull'uomo in quanto tale, il momento della la riflessione e della interpretazione speculativa dei dati ha una parte decisiva, e la filosofia, gettata via dalla finestra del rigore della ricerca scientifica, rientra dalla porta della sua interpretazione.

Per comprendere appieno l'uomo, non basta studiarne il comportamento, e nemmeno le emozioni, gli istinti, la memoria, la percezione, i sentimenti come se fossero il tutto e non solo sue parti. Occorre considerare tutto quanto egli esprime, l'intera gamma dei comportamenti esteriori e interiori, e i suoi significati, i valori e le aspirazioni, ivi incluso l'insopprimibile, faustiano, anelito alle altezze, e solo nella sintesi complessiva avremo finalmente dinanzi a noi la sua essenza, il suo essere reale. Ci sono funzioni psichiche, come l'immaginazione o il pensiero creativo, che un tempo venivano chiamate attività spirituali. Sarebbe bene avere il coraggio di continuare a chiamarle così. Ci accorgeremo allora che la gamma dei fenomeni psichici si estende, in orizzontale, al campo del pensare, del sentire e del volere nei loro aspetti consci e inconsci, e che in basso poggia sul corpo, mentre in alto si protende verso lo spirito.

Il merito originario della psicoanalisi, nelle sue diverse correnti (Freud e Adler in primis, Jung poi), fu quello di non perdere mai di vista l'anima umana. Lo zelo metodologico della psicologia scientifica non contagiò il movimento psicoanalitico. Nonostante gli errori dovuti al riduzionismo sessuale freudiano, la psicoanalisi ebbe sempre come riferimento l'essere umano nella sua realtà interiore, pur nelle forzature mono-ideistiche operate dalle singole scuole, dalle quali tuttavia taluni seppero esentarsi.

Nella odierna pratica della psicoterapia, le linee di tendenza di allora si sono confermate e moltiplicate, e vi troviamo quindi impostazioni assai diverse, molto differenziate. Molte nuove scuole sono nate e anch'esse differiscono notevolmente tra loro nella filosofia sottesa, materialista o spiritualista. La psicologia si è scoperta dotata di una intera categoria di correnti definite umanistiche, che risultano essere tali in quanto non riduzionistiche. Jung, Rogers, Erikson, Frankl, sono solo alcuni dei rappresentanti di tali scuole.

In particolare, nella impostazione junghiana, come in quella frankliana e, ancor di più nella linea di pensiero di derivazione steineriana, di recente formazione, la dimensione spirituale dell'essere umano viene non solo accettata, ma anche messa in risalto e considerata come il vero luogo interiore, imprescindibile anche per lo stesso intervento psicoterapeutico. Queste tre diverse scuole sono di fatto accomunate da questa cifra teoretica, e tutte rispecchiano nella loro concezione la natura complessa dell'essere umano, la profondità della sua esperienza interiore, la varietà delle sue esigenze e dei suoi bisogni. Nessuna di esse riconduce ad elementi riduttivi le diverse funzioni psichiche o le attività pulsionali, riconoscendo in esse piuttosto una gerarchia dei bisogni, nella quale la base è formata dalle pulsioni legate alle funzioni corporee, e la cima dalle attività dello spirito umano.

La psicologia accademica attuale continua a conseguire risultati di vario genere, sistematicamente testati, ma non più al costo di negare la realtà della psiche; infatti, in molte scuole universitarie gli orizzonti si sono ampliati e, per così dire, umanizzati. Tuttavia, 'evento della riunione tra le varie linee di tendenza, che dovrà avvenire quando la psicologia sarà una scienza matura, è ancora lontano, e di fatto l'ipoteca materialista derivante dal positivismo ingenuo si contrappone ancora pesantemente al riconoscimento scientifico della dimensione spirituale dell'essere umano.

Questo si configura come un autentico controsenso, poiché la psicologia più delle altre scienze umane avrebbe potuto e dovuto essere anche una base per la fondazione di una scienza dello spirito, capace di donare basi scientifiche alle verità affermate da quelle concezioni filosofiche che sempre, nel corso dei secoli precedenti, avevano individuato nella psiche umana l'elemento di contatto tra il mondo divino e quello terreno. Ciò nonostante, l'esistenza stessa di correnti non materialiste all'interno del mare magnum della psicologia contemporanea testimonia l'insopprimibilità dell'impulso spirituale, ossia l'impossibilità di mettere a tacere la coscienza profonda della realtà interiore dell'essere umano.

Articolo pubblicato su www.psicologiaonline.it