Intelligenza

 

 

Dal momento che il pensiero evidenzia l'aspetto funzionale dell'intelligenza, è opportuno descrivere in sintesi le diverse concezione di intelligenza e i modelli teorici sottostanti. L'intelligenza è il processo mediante il quale si risolve un problema nuovo in situazioni in cui non entrano in gioco né l'istinto né l'abitudine. In linea generale è possibile distinguere due tipi di definizioni dell'intelligenza: strutturali e funzionali. Le definizioni strutturali, richiamandosi alle teorie differenziali o psicometriche, tendono a cogliere le capacità di base (o fattori) dell'intelligenza e si basano sullo studio delle differenze tra individui. Le definizioni funzionali tendono a cogliere i processi elaborativi dell'intelligenza, tra cui le capacità di adattamento negli schemi comportamentali acquisiti a nuove esigenze e i processi di pensiero mediante i quali il soggetto risolve un problema. I principali modelli teorici del pensiero intelligente sono: teorie differenziali, teoria della Gestalt e teorie cognitive.Le teorie differenziali, basate su una definizione strutturale dell'intelligenza, si pongono l'obiettivo di rilevare e spiegare le differenze individuali nelle prestazioni cognitive ottenute ai test. Tali differenze vengono spiegate facendo riferimento a un numero più o meno ampio di fattori, ovvero di abilità costitutive dell'intelligenza.La tradizione psicometrica è caratterizzata da diversi filoni d'indagine, ciascuno improntato su una differente concezione dell'intelligenza. Secondo Binet, autore dei primi test di rilevanza sociale, la componente fondamentale dell'intelligenza è il giudizio, ovvero la capacità di verificare l'intero processo di soluzione di un problema. Accanto ad una concezione globale dell'intelligenza, si affiancano le Teorie Fattoriali tra cui, ad esempio, è possibile ricordare la Teoria Bifattoriale di Spearman in cui viene ipotizzata l'esistenza di un fattore generale (G) innato e non modificabile dalla scolarizzazione, e un largo numero di fattori specifici (S) che sono in gran parte incrementabili con mezzi educativi.Alla teoria di Spearman si contrapposero in seguito studiosi come Thurstone, che ipotizzò l'esistenza di sette abilità mentali primarie, e Guildford, che elaborò un modello di struttura dell'intelletto nel quale venivano descritti ben 150 fattori (o tratti individuali) classificati lungo tre dimensioni: operazioni, contenuti e prodotti.I primi studi psicometrici, che risalgono all'inizio del secolo, analizzavano principalmente le differenze individuali legate a comportamenti percettivi e motori, piuttosto che ai processi cognitivi superiori. Successivamente le esigenze di selezione, di orientamento e di diagnosi diedero impulso all'utilizzazione dei metodi psicometrico nella valutazione delle abilità cognitive superiori.La Teoria della Gestalt, partendo da una visione della mente come totalità organizzata ovvero come struttura, ha permesso di sviluppare ricerche sul ragionamento e sui processi di soluzione dei problemi. Nell'ambito della psicologia si distingue un pensiero riproduttivo (riproduzione di schemi comportamentali e strategie risolutive acquisite nel passato) e un pensiero produttivo (capace di creare una soluzione nuova attraverso una ristrutturazione cognitiva della soluzione problematica).A consentire questa ristrutturazione è l'insight ovvero la percezione immediata di quelle implicazioni significative rispetto alla risoluzione del problema (soluzione di tipo convergente). L'insight consente di anticipare la soluzione, completando le informazioni mancanti o scoprendo rapporti essenziali, così come evidenziato dagli esperimenti di Khöler.
Gli studi di Dunker sulla fissità funzionale hanno permesso di comprendere gli ostacoli che si oppongono alla ristrutturazione del campo cognitivo: questa difficoltà, infatti, sarebbe dovuta principalmente all'incapacità del soggetto di rendersi conto che uno o più elementi della situazione stessa possono avere con altri elementi relazioni diverse da quelle che lui è abituato a considerare come usuali.Anche il set mentale rappresenta un fenomenodi irrigidimento cognitivo indotto dall'esperienza: si manifesta nella tendenza a riproporre strategie risolutive rivelatesi efficaci in situazioni passate.Con l'avvento delle Teorie Cognitive l'interesse si sposta dalle strutture generali dell'intelligenza alla componenti utilizzate nell'esecuzione di compiti minuziosamente analizzati, non più in termini di introspezione, ma attraverso le operazioni di codifica e di elaborazione dell'informazione, secondo un'impostazione modellistica.

La diffusione di un approccio interdisciplinare, tipico della Scienza Cognitiva, allo studio dei processi cognitivi ha reso possibile un'integrazione e modificazione dei numerosi modelli di funzionamento cognitivo elaborati nell'ambito dell'HIP. L'affermarsi dell'approccio ecologico, nell'ambito del Cognitivismo, mette in evidenza i limiti dell'analogia mente-computer, evidenziando l'interferenza dei fattori dinamici (motivazione, struttura di personalità) dei processi cognitivi.Il modello cognitivo proposto da Stemberg tenta di superare questi limiti: nella suaTeoria Triarchia, infatti, include anche le variabili di motivazione e di personalità. Il modello proposto spiega i meccanismi mentali con cui si eseguono gli atti intelligenti, ipotizzando tre processi basilari: metacomponenti (processi esecutivi chepianificanoecontrollanol'elaborazionedell'informazione),componenti di performance (eseguono le strategie pianificate) e componenti di conoscenza (regolano l'acquisizione di conoscenze). Per esempio, nel ragionamento analogico i metacomponenti decidono che cosa fare, quelli di performance eseguono (fanno inferenze, codificano) e quelli di conoscenza apprendono come si possono fare e coordinare le varie azioni. La Teoria Tribolare dell'intelligenza umana cerca di spiegare l'intelligenza secondo tre sub-teorie: consensuale (che vede l'intelligenza in relazione all'ambiente esterno), componenziale (che vede l'intelligenza in relazione all'ambiente interno) ed esperienziale (che si applica sia all'ambiente interno che a quello esterno).
Il comportamento è intelligente in quanto ha la funzione di consentire un miglior adattamento all'ambiente attraverso un processo di selezione e modellazione dello stesso. Ciò deriva dall'attivazione delle metacomponenti descritte nel modello di Stemberg. Questo Autore, inoltre, propone una descrizione delle differenze individuali spiegabili, non tanto in termini di varianza della prestazione, quanto in termini di stili cognitivi.Gli stili di pensiero, nella visione di Stemberg non sono abilità, ma modi preferiti di esprimere o usare uno o più abilità. Queste osservazioni hanno delle implicazioni importanti sul piano educativo in quanto gli studenti possono prediligere modi diversi di affrontare i problemi e di utilizzare le conoscenze: per esempio, alcuni hanno risposte più adattive, altri anticonformistiche, alcuni hanno intuizioni veloci, altri un'applicazione costante.Il merito di Stemberg è stato quello di aver consentito un'analisi dei compiti e dei processi mentali, e di aver riportato la psicologia dell'intelligenza verso la psicologia della personalità.L'intelligenza, infatti, non è solo adattamento all'ambiente, ma anche selezione e modellamento attivo dell'ambiente che l'individuo cerca di cambiare nel modo più favorevole. Sul piano didattico l'attività di soluzione dei problemi ha due significati di cui uno specifico e l'altro generale. Nella prima accezione la soluzione dei problemi è un'attività specifica di alcune discipline didattiche, come la matematica, la geometrica o la fisica.Nella seconda accezione, la soluzione dei problemi viene considerata una modalità generale di apprendimento che dovrebbe essere acquisita da tutti gli studenti allo scopo di favorirne (o potenziarne) le abilità esplorative ed investigative (apprendimento per scoperta).A partine dagli anni '70 sono state condotte alcune interessanti ricerche sui processi cognitivi che hanno evidenziato due aspetti del problem solving che in passato erano stati ignorati. In primo luogo, è stato dimostrato che la soluzione dei problemi non è un insieme di processi specifici di alcuni compiti cognitivi, bensì rappresenta una dimensione generale dell'attività cognitiva che interessa lo svolgimento di tutte quelle attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo (es. produzione di un testo scritto), attraverso l'applicazione di determinate strategie risolutive. Un secondo aspetto messo in evidenza dalla ricerca sui processi cognitivi riguarda il ruolo che hanno nella soluzione dei problemi le conoscenze pregresse dell'individuo. Questa tematica rimanda alla tradizionale distinzione tra pensiero riproduttivo, attivo durante la risoluzione di problemi di cui il soggetto già conosce la strategia risolutiva corretta, e il pensiero produttivo, attivo durante la soluzione di un problema nuovo di cui non si conosce la strategia risolutiva.