Il piacere sessuale

di Roberto Sabatini

Baccanale.jpg (9490 byte)  Tiziano, Baccanale (particolare), 1520.

Al di la’ dei luoghi comuni e delle ovvietà si può affermare che il piacere sessuale è una esperienza complessa e profonda, ricca di ingredienti personali, culturali, contestuali e capace di un’ampia escursione di intensità e qualità: da un rapido e circoscritto "sfogo" di tensione nervosa ad un’estasi totale, capace di farci morire e rinascere.

Il piacere vuole libertà, personalizzazione, allenamento.

La capacità di godere è una potenzialità naturalmente presente in ognuno, una facoltà spontanea la cui efficienza, però, è condizionata dal vissuto infantile e adolescenziale. Come è ben noto, se soprattutto da bambini siamo stati inibiti o colpevolizzati, spaventati o svergognati durante momenti cruciali della nostra ricerca ed esperienza del piacere in generale e di quello sessuale in particolare, una porzione, anche decisiva, di questa capacità può venirci a mancare e può diventare difficile recuperarla.

Il piacere ha infatti bisogno di libertà, non sopporta di essere incanalato e disciplinato o, men che mai, mortificato poichè in tal caso perde la sua essenza di gioco e di creazione.

Da un altro punto di vista il piacere è invece un’attività molto seria e che chiama in causa, all’unisono, mente e corpo, psichico e fisico. E’ ozioso cercare di stabilire un primato o una gerarchia tra queste due componenti: esse sono tali più per una carenza discorsiva e concettuale che caratterizza il nostro linguaggio e la nostra cognitività, che per una effettiva cesura tra due differenti dimensioni. Per il piacere, comunque, gli stimoli di origine sensoriale (carezze, baci, visioni di immagini eccitanti, sfregamento di mucose e così via) hanno senso pienamente erotico solo se e quando si coordinano con le emozioni che vi si associano e quando questo complesso assume tale significato e incontra tale disponibilità.

Pensate all’essere sfiorati con intenzione sessuale da uno sconosciuto su un autobus affollato: se questi segnali ricevono il vostro "sì" diventano di colpo stimoli incredibilmente eccitanti, ma se incontrano il vostro "no" si trasformano, anche più rapidamente, in disgusto e repulsione. Anche le persone che sulla loro strada hanno collezionato esperienze difficili possono trovare un loro percorso erotico che le conduca al soddisfacimento. In passato alcune di queste forme "devianti" di piacere, come il masochismo, il sadismo, il narcisismo, il feticismo, il voyeurismo, l’esibizionismo, ecc., venivano bollate senza appello come perversioni, o venivano criminalizzate, con ciò aumentando il disagio sperimentato dai protagonisti.

Al momento si registra una notevole tolleranza e si è sempre più orientati ad accoglierle come ingredienti di un erotismo più vasto, aperto, polimorfo, personalizzato, purché stemperino una loro eventuale esclusività, purché perdano il carattere di assolutezza, centralità ed inevitabilità che assumono quando diventano vere e proprie patologie sessuali. Meno una persona ha bisogno di condizioni e di rituali precisi e schematici per eccitarsi e godere, più è sessualmente libera e capace di sperimentare il piacere adattandosi alle tante situazioni e alla pluralità di segnali erotici che il destino può farle trovare sul suo cammino.

Tuttavia è anche dimostrato che a godere si impara e che l’essere umano deve essere "allenato" all’esperienza del piacere: la pratica frequente dell’eccitazione e del godimento sessuale rende più pronti e sensibili ad essi. Le zone erogene migliorano la loro risposta se vengono regolarmente attivate e la reattività corporea si estende sotto l’influenza degli stimoli; la stessa capacità elaborativa dell’immaginazione si fa più fervida se è spesso sollecitata a intervenire. Queste indicazioni sono particolarmente importanti per la maturità e la senilità: l’affievolirsi delle spinte ormonali, endocrine e metaboliche che caratterizzano l’età avanzata deve essere integrato da una regolarità degli stimoli e della pratica sessuale se si desidera che essa prosegua bene e a lungo.

Non esistono però "tabelle" di marcia, nè primati quantitativi da raggiungere poiché ognuno ha i suoi bioritmi e le sue esigenze psicofisiche: in ogni caso le "olimpiadi del sesso" e le prestazioni da record riguardano solo la moderna mitologia della vita come spettacolo e prestazione. E’ poi anche vero che lo stesso "piacere sessuale" deve trovare una sua collocazione nel progetto esistenziale complessivo di ciascuno: se qualcuno decide che per lui il piacere sessuale è un’esperienza che gli ha già dato tutto quello che poteva dargli e non è più interessato a perseguirlo, non si deve davvero concludere che è vittima di una qualche nevrosi; si dovrà valutare caso per caso, in quanto la libertà sessuale deve implicare anche la libertà dal sessuale.

La sperimentazione delle possibilità di godimento che la sessualità ci offre non è stata, almeno storicamente, ugualmente ripartita tra uomini e donne: la morale comune, i costumi e le opportunità quotidiane hanno favorito la sessualità maschile e ostacolato quella femminile. La difficoltà di godere pienamente, che fino a ieri molte donne accusavano e che ancora oggi riaffiora qua e la, è certamente dovuta a questa endemica inibizione culturale.

Desiderio, sentimento, godimento.

Per potersi pienamente manifestare il piacere ha bisogno di molte libertà e tra queste non può passare sotto silenzio quella dai legami sentimentali e dalle legittimazioni formali. E’ stato osservato ed appurato che è possibile un certo sincronismo tra desiderio, sentimento e godimento ed è stato anche dimostrato che quando queste tre componenti sono simultaneamente presenti e "in fase", ha luogo un’esperienza ottimale. Ma - e si tratta di un grosso ma - nella vita quotidiana tale coincidenza si verifica solo ogni tanto e questo non costituirebbe un ostacolo insormontabile poiché siamo perfettamente in grado di sperimentare piacere e desiderio anche indipendentemente dal sentimento e persino viceversa.

Purtroppo una certa cultura etica fondata su premesse sessuofobiche condannò senza appelli la pratica del "libero amore" e decretò per legge morale che la sessualità dovesse essere ricondotta all’interno di precise istituzioni. Ma la spontaneità, la varietà e la ludicità delle simpatie sentimentali e sessuali non si assoggetta tanto facilmente a certi dettati morali ed ecco che un ricco panorama di disturbi psicofisici finisce per accompagnarsi all’esercizio di una delle facoltà più universali e naturali del vivente.

Anche in questo caso gli anatemi perbenisti si sono riversati in misura disuguale su uomini e donne: ai primi fu concesso di "correre la cavallina" con onore e vanto e concludere con un matrimonio che non escludeva, o che tollerava l’adulterio; alle seconde si impose una stretta osservanza della castità prematrimoniale -la tanto ricercata "verginità"- e una rigorosa e indiscussa fedeltà coniugale. Ancora oggi e perfino tra i giovani il riflesso di questo secolare condizionamento culturale si fa sentire e si vedono maschi applauditi e stimati per le loro "collezioni" e femmine che per le stesse imprese vengono ancora definite "facili", "poco di buono" o, addirittura, "puttane".

Queste profonde differenze creano fratture tra i sessi circa i tempi e i modi dell’approccio e del corteggiamento, del sentimento amoroso e del godimento sessuale: una ragazza troppo condizionata ad accettare il piacere solo se e quando legittimato da un adeguato sentimento e da rapporti adeguatamente formalizzati, troverà assai difficile abbandonarsi al semplice e capriccioso desiderio; un ragazzo cresciuto in un ambiente "machista" potrà non riuscire a unire sesso e tenerezza e tenderà ad avere solo rapporti platonici con chi ama e a godere solo con le persone che non ama: un bel problema!

Dalla carezza all’orgasmo.

Il piacere sessuale tende a coinvolgere l’intera persona e non si limita ad una zona del corpo. Il primo errore che si deve evitare è considerarlo alla stregua di un "bisogno": si tratterebbe di una versione riduttiva e parziale della sua natura. Nonostante si manifesti come un istinto, la spinta sessuale mantiene un carattere libero e ludico che travalica ogni necessità e ogni riduzione a meccanismo. Se siamo riusciti a trasformare in un’arte l’inamovibile necessità di nutrimento, con la sessualità abbiamo potuto raggiungere le più alte vette del rapimento e dell’estasi, uscendo fuori dalla nostra chiusura individuale e aprendoci agli altri in una comunione intima e altrimenti impossibile.

Nelle sue manifestazioni più lievi il piacere sessuale si presenta come una sorta di benessere locale con un’accentuata componente sensoria. Nonostante l’enorme escursione delle varietà individuali l’esperienza completa del piacere sessuale mostra un andamento tipico reso ormai di pubblico dominio da celebri studi ed esperimenti di laboratorio: una fase iniziale di progressiva eccitazione sessuale in cui gran parte del corpo è ricettiva e idonea a fornire segnali e sensazioni di piacere (zone erogene generali e personali: bocca, seni, capezzoli, coscie, collo, ecc.). Questa fase è seguita da una stabilizzazione e da un consolidamento dell’eccitazione, mentre il baricentro del godimento si porta gradualmente negli organi genitali: la fase di plateau.

E’ in queste due "fasi" che si dipana il terreno di gioco vero e proprio dell’erotismo e della fantasia ed è in questi momenti che avviene la ludica combinazione delle tendenze e delle sensibilità pregenitali. Ad un certo punto, ad un ulteriore aumento delle sensazioni voluttuose si innesca un processo involontario che non può più essere controllato, né arrestato senza conseguenze (esistono ovviamente delle tecniche e delle filosofie che tentano proprio di arrestare l’onda orgasmica e di sfruttarne lo stato di eccitazione per obiettivi diversi da quelli, per così dire, "naturali", ma esulano da questa sintetica illustrazione).

In questa fase ci si avvicina a grandi passi all’orgasmo che costituisce il punto e il momento apicale dell’esperienza sessuale. Si tratta di un passaggio estremamente intenso sia emozionalmente che fisiologicamente ed inoltre esso implica una temporanea eclissi della coscienza e della presenza dell’Io: anzi l’orgasmo viene definito tanto più intenso, bello e rigenerante quanto più è profonda, completa e lunga la perdita dello stato di vigilanza. In questa fase prevale una potente attività motoria-muscolare, mentre il flusso delle sensazioni, che fino all’istante precedente l’orgasmo era andato dalla periferia verso il genitale, cambia ora direzione e rifluisce verso l’esterno, si irradia piacevolmente verso il resto del corpo.

Mentre nell’uomo l’orgasmo è caratterizzato da una estrema spinta a ad uscire dal proprio corpo e a penetrare più profondamente possibile all’interno del partner, nella donna esso è sostanziato da un estremo slancio ad aprirsi interamente e ad accogliere più intimamente possibile il proprio partner. La completa distensione psichica e muscolare costituiscono il completamento del piacere sessuale in entrambi i sessi anche se, va ricordato, proprio in questa fase, si riscontra una notevole differenziazione nelle loro risposte fisiologiche.

Come è ben noto ai sessuologi, mentre nell’uomo il meccanismo erettivo ed eiaculatorio abbisogna di un lasso di tempo indispensabile al recupero della sua funzionalità coitale (il cosiddetto "periodo refrattario", perché caratterizzato da insensibilità fisiologica agli stimoli erotici), nella donna si assiste ad una disponibilità a sperimentare altri episodi orgasmici (ci sono anche casi di donne capaci di orgasmi multipli, se gli stimoli sono adeguati alla loro sensibilità).

Per tutti, comunque, l’orgasmo viene vissuto un po’ come una sospensione del tempo ordinario, come un tuffo alle radici dell’essere e come un fugace assaggio dell’"infinito".

Il piacere del partner.

Un ingrediente indispensabile del nostro piacere sessuale è infine il piacere provato dall’altro, dal nostro partner. Come è noto tendiamo a riprodurre per mimesi emozionale gli stati d’animo, i sentimenti e le emozioni che gli altri intorno a noi manifestano: il panico semina panico, l’odio chiama l’odio, la prepotenza altrui risveglia la nostra e così via; anche l’eccitazione eccita e l’elemento forse più "sottile" del piacere sessuale può essere individuato proprio nella nostra capacità di immedesimarci in ciò che l’altro prova.

Va da se che ciò è tanto più vero ed intenso quanto più l’altro ci sta a cuore, o ci piace, ma in ogni caso è difficile tollerare che non partecipi, non goda, che resti estraneo al nostro amplesso. Il partner diventa infatti lo specchio nel quale cogliamo riflesse le nostre stesse emozioni e la magia più grande di questo fenomeno risiede nella sua potenziale reciprocità. Per questo è così importante che anche l’altro goda, che "venga", che risponda cioè alla nostra chiamata, al nostro venire. Anzi, quando scatta la grande passione, il piacere provato dal partner diventa ancora più essenziale e decisivo di quello che possiamo provare in prima persona al punto che, se la passione è condivisa, ciascuno potrebbe dire: "il tuo piacere è il mio". E’ in questa confusione di interno ed esterno, di mio e tuo, è in questo annullamento dei confini ordinari della personalità e della coscienza che il piacere sessuale raggiunge il suo obiettivo più potente e, forse, per noi, irrinunciabile.

Articolo pubblicato su www.psicologiaonline.it