Identità di genere e sessualità

di Roberto Sabatini

   Carmelo Fodaro, 1992:  "Deucalione e Pirra"

Intorno e dentro al dominio propriamente erotico la sessualità chiama in causa l'essere stesso dell'uomo, inerisce cioè, alla sua ontologia, investe il senso e il significato del suo stesso esistere, se non altro perché non si può esistere che come esseri sessuati.

La sessualità è costitutiva della "presenza", è parte integrante di quell'a priori esistenziale e di quell'essere nel mondo a cui si riferiscono Heidegger, Sartre, Binswanger e nei cui termini essa va ben oltre la pura sfera erotica, informando di sé l'intero orizzonte esistenziale, l'equazione personale dell'individuo.

D'altra parte l'esistenza di un poco appariscente ma lento e profondo movimento che trasforma il senso e la sostanza del rapporto tra i sessi e la loro identità è un fatto certo: si maturano nuove posizioni di reciprocità sessuale e nuove forme di reattività specifica.

Tendenze una volta timide, minoritarie e marginali oggi si consolidano e si estendono, diventando consuetudinarie.

Si rende perciò necessaria un'analisi dei nuovi e costituendi modi in cui i sessi si percepiscono e si rapportano, in cui la persona come tale entra in relazione col suo "genere" e come costruisce la sua identità sessuale.

La stessa polarizzazione sessuale, che è sempre stata un'attenzione e uno sforzo costante di ogni società e un codice preciso di ogni cultura, è oggi oggetto di una revisione problematica sulla quale è indispensabile fare chiarezza e, comunque, interrogarsi.

Perché gli esseri umani hanno usato la differenza di genere per separarsi e dividersi, con una indiscussa priorità su ogni altra istanza e qualità comune, come la personalità, la dignità, la volontà, ecc.?

Il fenomeno omosessuale, nella sua universalità e nella sua storicità, ha sempre reso discutibile la pretestuosa linearità dello schema della differenziazione eterosessuale, ma per quanto possa aver messo in crisi persone ideologie e istituzioni, pure il suo messaggio non è andato mai lontano e non ha saputo ampliare più di tanto la dimensione e l'orizzonte sessuale dell'essere.

Anche la bisessualità ha accompagnato la storia dell'umanità e contraddistingue comunque l'anatomia e la fisiologia prenatale e tuttavia il suo contributo di verità è stato modesto, l'ampiezza della sua risposta erotica, inascolata.

La transessualità ha rotto con decisione l'invarianza sessuale e ha posto la questione dell'identità di genere come una scelta soggettiva piuttosto che come una predestinazione trascendente e i transessuali che modificano i loro tratti sessuali secondari senza procedere alla completa metamorfosi genitale, determinano una sorta di terzo sesso, una versione moderna del mitico androgine.

E' insomma evidente che malgrado la sordità e la cecità storiche delle varie civiltà, le forme in cui la sessualità si esprime evadono di gran lunga lo schema duale e il suo lineare bipolarismo.

E' la sessualità stessa a presentarsi pervicacemente come un continuo in cui nessuno ha il dovere di stare da una parte o di scegliere per sempre: desiderio e sentimento non solo non conoscono frontiere di razza o di lingua, ma nemmeno di sesso. Ciò che conta sembra essere la persona.

Ma da dove parte la persona? Come costruisce la sua identità? Come reagisce alla sessuazione? Come si orienta nella scelta di un aspetto, di uno stile, di un gusto sessuale? Che relazione si stabilisce tra l'Essere nudo e crudo di una persona e il suo appartenere comunque ad un genere sessuale?

Queste e altre simili domande chiamano in causa le antiche dicotomie di istinto e storia, di individuo e società, di natura e cultura. E ciò in quanto è inevitabile pronunciarsi sullo status ontologico della maschilità e della femminilità, decidere se e in quale misura devono condizionare e definire la nostra personalità, il nostro stile, il nostro comportamento.

E poi occorre pure chiedersi che cosa, in ultima analisi, siano: una collezione di pregiudizi e di stereotipi basati su alcune differenze anatomo-fisiologiche, o due modi di essere nel mondo, irriducibilmente opposti e complementari, prototipi innati, archetipi ancestrali da cui, per derivazione, si può dedurre una psicologia della sessualità e una spiegazione del comportamento, delle mete, dei modelli sessuali concreti?

Porre domande di questo calibro è fondamentale e il contenuto delle relative risposte decisivo, poichè gli scenari che si aprono possono avere portata epocale. Potrebbero modificare tangibilmente la dialettica maschile e femminile, ristrutturare atteggiamenti e valori legati alla diversità sessuale, arricchire e trasformare la stessa dimensione erotica, porre le basi per un nuovo orizzonte esistenziale, per una nuova ontologia della persona.

Nei termini della formazione della personalità, l'identità di genere è una delle prime, potenti, pervasive, costanti pressioni che si esercitano sul nascituro: egli è, prima di tutto, anche prima di rivcevere un nome e di essere ombelicalmente separato dalla madre, o maschio e femmina, e poi tutto il resto!

La dicotomia e polarizzazione sessuale è uno degli sforzi più intensi e persistenti che la società si incarica di esercitare, sotto ogni forma e in ogni momento, sia consapevolmente che non; quasi che avvertisse, oscuramente, la fragilità della diversificazione e che ne temesse fortemente l'ambiguità. Se l'antropologia culturale ci ha insegnato la relatività estrema di ciò che può essere considerato maschile e femminile, pure ci ha confermato l'assenza di culture e gruppi umani che non abbiano ben delimitato modi di essere e di sentire secondo i sessi.

Pur non essendo possibile stabilire per tutti e per sempre che cosa sia maschile e femminile, in quanto ciò dipende dalla concezione del mondo, dal sistema fondamentale di definizioni e di valori cui ogni gruppo e comunità fanno riferimento, ogni collettività -dall'orda primitiva al più sofisticato e controcorrente gruppo underground- ha reagito alle differenze sessuali stabilendo codici di comportamento, schemi di reazione, valori, mansioni, funzioni, ruoli e gerarchie, che fanno fulcro proprio su tale dicotomia dei sessi.

D'altra parte la problematizzazione del senso stesso della polarizzazione sessuale rientra nella progressiva emancipazione dell'umanità dalla tradizione quale fonte di legittimità, di valori e di modelli e dal comportamento irriflesso ed ereditato e nella sua crescente dipendenza dal comportamento appreso e sperimentato: paghiamo la libertà dal "programma" naturale con l'obbligo di scegliere, con l'esigenza di impostare e realizzare un programma culturale, nel quale tutto può essere messo in discussione, o essere privo di significato.

Articolo pubblicato su www.psicologiaonline.it