I disturbi sessuali

di Massimo Rinaldi

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Il Bodhisattva Samantabhadra mentre abbraccia la sua compagna

(pergamena tibetana)

In questo nostro tempo di paradossi, il sesso non sfugge al destino comune e risulta anch'esso al centro di un paradosso: mentre da un lato, infatti, si assiste ad un progressivo allentamento dei vincoli che la morale tradizionale (il moralismo, secondo i fautori della liberazione sessuale) imponeva ai costumi sessuali, dall'altro un sostanziale aumento della richiesta di aiuto al medico e allo psicoterapeuta da parte di persone in difficoltà per disturbi nel rapporto sessuale fa pensare che non tutto fili alla perfezione, nel chiuso della camera da letto, per l'uomo e la donna contemporanei.

Parallelamente, un altro fenomeno balza agli occhi, caratteristico della nostra epoca: l'enorme quantità di stimolazione visiva a contenuto erotico che ci raggiunge dai cartelloni e dagli spot pubblicitari, dalle trasmissioni di intrattenimento TV, da molte pellicole cinematografiche, dalle pagine del Web. Sarebbe sbagliato pensare che tutto questo sia ininfluente sulla condotta sessuale e sui modi della sua espressione: restano da precisare, naturalmente, gli effetti di questa esposizione, ma certamente siamo di fronte ad una iper-stimolazione a contenuto erotico. Non siamo gli unici a ritenere che questo eccesso di stimolazione porti il sistema mente-corpo in uno stato di attività di risposta che ne accelera i processi specifici (l'attività sessuale), con l'effetto collaterale di evidenziarne le debolezze e gli stati critici. In altre parole, si verrebbe a forzare la funzione sessuale oltre la sua naturale attività e questo farebbe emergere disfunzioni che in condizioni di maggior rarefazione dell'impulso sarebbero meglio compensate.

Dal punto di vista tecnico, possiamo dividere i disturbi sessuali in tre categorie distinte: le disfunzioni sessuali vere e proprie, le deviazioni del desiderio sessuale o parafilie, i disturbi dell'identità di genere.

Per disfunzioni sessuali si intendono quei disturbi che ostacolano o impediscono il rapporto sessuale: mancanza del desiderio, avversione sessuale, carenza o mancanza dell'erezione (nell'uomo), mancanza di eccitamento (nella donna), eiaculazione precoce, vaginismo. Alquanto diffuso è anche il disturbo dell'orgasmo, con difficoltà o assenza del raggiungimento dell'orgasmo stesso, che può manifestarsi tanto nella donna, quanto nell'uomo (sebbene meno frequentemente). Quest'ultimo disturbo, in molti casi, tende a non essere avvertito come un vero problema, soprattutto dalla donna, con un meccanismo psichico di marginalizzazione del problema. In psicoterapia non è infrequente che la notizia della sua esistenza emerga solo dietro domande specifiche, quando il terapeuta esplora con le sue domande l'area del comportamento sessuale.

Nei maschi, invece, la difficoltà nel pieno compimento del rapporto sessuale crea una forte frustrazione e ansia di prestazione, poiché l'efficienza sessuale è uno degli elementi che concorrono, nella coscienza maschile, alla costruzione di una soddisfacente immagine di sé. Va da sé che la presenza dell'ansia di prestazione complica in maniera determinante la risoluzione spontanea del problema, consolidando e moltiplicando le esperienze di fallimento. Un disturbo che magari poteva essere solo occasionale, può così diventare ricorrente, richiedendo a questo punto l'intervento dello psicoterapeuta.

Il primo passo che questi compierà, in questo caso come in taluni disturbi femminili come il vaginismo, sarà di escludere, tra le possibili cause, la presenza di disfunzioni organiche, la qual cosa si può accertare facilmente con esami medici specifici, andrologici o ginecologici, quando non già attraverso il semplice colloquio. Se la funzionalità fisica degli organi risulterà soddisfacente, come avviene in una grande percentuale di casi, il problema dovrà essere affrontato sul piano psicologico, ricercando cause attuali o pregresse del fenomeno disfunzionale. Spesso, una buona psicoterapia permette di superare con relativa facilità questo tipo di problemi.

Per parafilie si intendono le deviazioni dal normale oggetto sessuale: sono pertanto qui classificate tutte quelle forme che precedentemente venivano chiamate perversioni [vedi anche: normalità e devianza nella pratica sessuale]: esibizionismo, feticismo, travestitismo, pedofilia, masochismo o sadismo sessuali, voyeurismo, coprofilia, e altre ancora. Alcune di queste forme, come l'esibizionismo o il sadismo, sono perseguite dalla legge, poiché comportano, o possono comportare, la sopraffazione della volontà dell'altro, fino al coinvolgimento di persone non consenzienti. Le parafilie sono molto più diffuse tra gli uomini che tra le donne, sembra in rapporto di 20:1. Il trattamento delle parafilie è di tipo psicoterapeutico, ma non sempre chi ne è affetto accetta facilmente l'idea di ricorrere a terapie, di qualunque tipo si tratti, preferendo piuttosto rimanere "fedele" alla propria specifica forma di deviazione, che gli garantisce eccitamento e orgasmo, per quanto si possa chiamare orgasmo questo tipo di soddisfacimento in forma patologica. La scuola sessuologica di derivazione reichiana ha speso molte parole, anche convincenti, per la distinzione tra il raggiungimento dell'acme, che costituisce la semplice scarica fisiologica, e la complessa reazione psicofisica dell'orgasmo, che, in definitiva, presuppone un rapporto sostanzialmente naturale tra due individui psicologicamente sani (si veda, a questo proposito il libro "Amore e orgasmo", di A. Lowen) .

Per disturbi dell'identità di genere, intendiamo manifestazioni della difficoltà di accettare l'appartenenza al proprio genere sessuale. L'esito più clamoroso di questi disturbi è il transessualismo (per una trattazione dal punto di vista sociologico, vedi Identità di genere e sessualità), preceduto spesso da fenomeni di travestitismo, di natura tuttavia diversa da quello classificato tra le parafilie: in quello, la causa efficiente è la ricerca dell'eccitamento, in questo è conquistare l'identità di genere in una personalità che si sente "tradita dal proprio corpo". Questi disturbi trovano caratteristicamente il proprio esordio fin dalla fanciullezza, manifestandosi con un disgusto per i propri caratteri sessuali distintivi, ed una inaccettazione profonda della propria mascolinità o femminilità.

L'esito di questo disturbo è spesso l'intervento chirurgico e/o il trattamento ormonale, per la ricostruzione di una morfologia fisica che consenta l'armonizzazione del corpo con una personalità che possiede un'identità di genere dell'altro sesso. In questi casi, infatti, l'intervento psicoterapeutico risulta del tutto inefficace, e gli psicologi si limitano ad occuparsi dello screening psicologico, volto all'accertamento dell'esistenza del bisogno profondo di cambiare sesso, non rimovibile perché non legato a fattori transitori.

Articolo pubblicato su www.psicologiaonline.it